Coronavirus e caldo, una grande incognita. Secondo l’infettivologo Matteo Bassetti “il caldo non ammazzerà il virus, in autunno dovrebbe ripresentarsi in versione ridotta, ma non per questo si deve fermare il paese”. Il direttore del reparto Malattie Infettive del San Martino di Genova ha espresso il suo parere sulle modalità illustrate dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte per dare il via il 4 maggio alla Fase 2 della gestione dell’emergenza sanitaria.
Il medico ha lasciato intendere che si sarebbe aspettato una ripartenza più decisa da parte del Governo, invece ha notato che “si è voluta mantenere una cautela”. E sull’utilizzo indistinto della mascherina ha da ridire: “Non si deve far pensare che sia la soluzione al Coronavirus”. Nel momento in cui da oggi, lunedì 4 maggio si entra nella Fase 2, scatta l’obbligo di indossare le mascherine “nei luoghi confinati aperti al pubblico” e nei mezzi di trasporto. Bassetti all’AdnKronos ha spiegato che secondo lui le situazioni in cui bisogna portare i dispositivi di protezione al volto andrebbero differenziate: “L’obbligo – ha sottolineato lo specialista del San Martino di Genova – va bene quando non possiamo mantenere il distanziamento sociale. Alla dittatura della mascherina non ci sto“.
Scendendo nel dettaglio delle sue dichiarazioni, il medico ha fatto un esempio pratico di come lui stesso fa uso dei dispositivi sanitari: “Io non la metto se esco all’aperto – ha evidenziato – certo se vado al supermercato la indosso”. Soffermandosi poi sulle strategie attuate dal Governo per gestire la Fase 2, l’infettivologo ha affermato: “Ha osato poco rispetto ai numeri in riduzione. Mi aspettavo una ripartenza, si è voluta mantenere invece una cautela”. Inoltre ha aggiunto che probabilmente Conte ha voluto lasciare una certa libertà d’azione alle Regioni, e probabilmente sotto quest’aspetto non ha sbagliato, perché ce ne sono alcune “che stanno decisamente meglio rispetto ad altre che invece hanno numeri ancora non troppo buoni”.
Infine, Matteo Bassetti si è discostato anche dalla decisione del comitato tecnico-scientifico di non consentire ancora lo svolgimento delle cerimonie religiose (anche se su questo punto potrebbe esserci un ripensamento da parte dell’Esecutivo): “Ci sono chiese enormi dove è possibile fare il distanziamento – ha sottolineato – Il rischio di essere contagiati durante una funzione è lo stesso se si va al supermercato”.
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