Coronavirus, ripartenza all’insegna del “turismo in casa propria”
Il turismo fa i conti con l’emergenza Coronavirus, e se anche in questo settore si inizia a pensare a una “fase due” di convivenza con il virus e una “fase tre” di uscita dall’emergenza, la ripresa sarà all’insegna del turismo di prossimità. Gite fuori porta e escursioni rigorosamente in Italia, addio ai viaggi all’estero: gli amanti delle mete esotiche dovranno rinunciare a varcare i confini nazionali almeno per un po’. A confermarlo sono gli operatori del settore, che immaginano una ripartenza al ritmo dell’Italia negli anni Cinquanta.
Come riportato dal Corriere della Sera, in Piemonte, dove il turismo vale più del 7 per cento del Pil, e cioè 5 miliardi di euro, i tour operator si stanno attrezzando a gestire la ripresa pensando al “turismo in casa propria”. La società torinese Alpitour, primo player nel settore in Italia, sa già che dovrà concentrare gli sforzi post-emergenza sui viaggi degli italiani in Italia, alla riscoperta del Paese. E farà anche a meno dei turisti dall’estero, soprattutto quelli provenienti dal Regno Unito, dalla Germania e dalla vicina Francia, che nel 2019 hanno rappresentato circa il 15 per cento dei visitatori.
Intanto a Torino, che nel 2019 ha ospitato un milione e mezzo di turisti, i pochi alberghi aperti sono vuoti. Alessandro Comoletti, presidente di Federalberghi Piemonte, ha dichiarato al Corriere della Sera che gli hotel deserti sono “il sintomo di un malanno che rischia di distruggere un pezzo fondamentale dell’economia”. Nel suo albergo di Torino, Roma e Rocca Cavour, uno dei pochi rimasti attivi, gli ospiti non superano le 4-5 presenze a settimana: i clienti sono tutti macchinisti dei treni merci che portano il grano in Italia da Francia e Romania passando per Domodossola, spiega il quotidiano.
Anche bar, ristoranti, musei, teatri, concerti e agenzie di viaggio sono alle prese ormai da due mesi con una drammatica crisi di liquidità. Nel 2019 il Piemonte ha superato per la prima volta i 15 milioni di turisti. Quest’anno invece, secondo le stime dell’ufficio studi di Ascom Torino, il lockdown imposto dall’emergenza Coronavirus porterà alla chiusura di tante realtà imprenditoriali. Nel frattempo però gli albergatori possono tirare un sospiro di sollievo, perché Palazzo Civico ha accolto la richiesta degli imprenditori e decretato che i soldi della tassa di soggiorno del primo trimestre rimarranno nelle loro casse almeno fino all’autunno.
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