Coronavirus, rimpatrio degli italiani da Wuhan: tutti i dettagli sulla sicurezza
Mentre l’Italia monitora la situazione dei primi casi di Coronavirus accertati, si definiscono gli ultimi dettagli del rientro delle decine di italiani rimasti a Wuhan, la città dove ha avuto origine l’epidemia.
Il ministero della Difesa ha confermato che l’arrivo è previsto per lunedì 3 febbraio, a bordo di un aereo del 14° Stormo dell’Aeronautica Militare, un ‘tanker’ progettato per le lunghissime distanze.
A Wuhan sono presenti circa 70 italiani, ma non tutti saliranno a bordo: alcuni, si parla di 4 o 5 persone, preferiscono restare per non separarsi dal coniuge di nazionalità cinese o dai figli. Appena sbarcati, i passeggeri saranno trasferiti in una “idonea struttura per la sorveglianza sanitaria di soli 15 giorni”, il tempo di incubazione del virus.
Coronavirus e il rimpatrio degli italiani: il volo
La Farnesina sta organizzando il volo insieme al ministero della Salute e all’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Spallanzani, sotto il coordinamento del Comando Operativo di Vertice Interforze. Il ministro Guerini, da Washington, è “costantemente in contatto con l’Italia” per seguire le operazioni di rimpatrio.
Nella notte tra sabato e domenica partirà l’aereo KC-767A con a bordo personale medico e infermieri specializzati delle Forze armate, adeguatamente equipaggiati, coordinati da un team dello Spallanzani che, fa sapere, “garantirà un trasporto sanitario sicuro”. Una volta acquisite le necessarie autorizzazioni da parte delle autorità cinesi, raggiungerà direttamente l’aeroporto di Wuhan. Il volo atterrerà all’aeroporto militare di Pratica di mare, in provincia di Roma, dove gli italiani seguiranno un protocollo definito dal ministero della Salute.
I sistemi di sicurezza una volta in Italia
Il personale del 3° Stormo di Villafranca, a Verona, sta preparando “idonee strutture logistiche” per le operazioni di sbarco e per effettuare i controlli sanitari dei passeggeri “in totale sicurezza”.
A quel punto i passeggeri saranno trasferiti con mezzi della Difesa verso un’altra struttura, nel Centro olimpico della Città militare della Cecchignola, a Roma. L’arrivo del volo all’aeroporto militare di Pratica di Mare, salvo cambiamenti dell’ultim’ora, è previsto per le 8.15 di lunedì mattina. Mentre il personale sta mettendo a punto gli ultimi dettagli per il volo, a terra si continua a preparare tutto il necessario per l’arrivo.
Tende da campo militari sono state allestite nello scalo mentre all’interno di un hangar è stata predisposta l’attrezzatura per i primi controlli medici e preparata anche una tenda di ‘biocontenimento’, pronta per qualsiasi eventuale emergenza.
La notizia è stata accolta con entusiasmo dagli italiani, che la preferiscono alla prima soluzione ipotizzata, quella del trasporto in autobus fino a Changsha per poi essere isolati in un ospedale locale. “Vogliamo solo tornare a casa” dicono molti connazionali alle agenzie: chi è rimasto racconta di una città spettrale, con le strade deserte e le saracinesche abbassate, dove è difficile immaginare che vivano 11 milioni di persone.
Nessun italiano contagiato
Ci sono altri italiani, fuori da Wuhan, che hanno fatto richiesta di rientrare: almeno 500 persone, da ogni parte del Paese. Per loro, e per tutti i cinesi che al contrario si trovano in Italia e vogliono tornare a casa, verrà istituita una Unità operativa speciale sotto il coordinamento della Farnesina, che lavorerà insieme ai ministeri della Salute, delle Infrastrutture e con l’Enac per trovare una soluzione sicura.
“Nessuno di loro risulta contagiato”, ha assicurato. “Il volo per riportare i connazionali in Italia trasporterà anche materiale sanitario richiesto dalle stesse autorità cinesi”, ha aggiunto il capo della diplomazia italiana, dopo la sua telefonata con l’ambasciatore Luca Ferrari. Inoltre, ha spiegato Di Maio, “l’Unità di crisi della Farnesina, che ovviamente è attiva 24 ore su 24, ha ricevuto in questi giorni oltre 5.000 telefonate: si tratta di un aumento del 700 per cento”.
Gli altri italiani in Cina
Sono circa 500 i cittadini italiani attualmente in Cina, ma non a Wuhan, che hanno chiesto di rientrare e chiedono come fare visto il blocco aereo.
La dichiarazione dello stato di emergenza – ha spiegato Di Maio – serve ad “affrontare la situazione nel più efficace dei modi: 5 milioni di euro sono stati stanziati a questo scopo”. Si tratta, ha assicurato il titolare della Farnesina, del “più alto livello di cautela in Europa”.
L’Enac ha riattivato la possibilità di effettuare voli cargo merci tra Italia e Cina. Ma per il resto dei viaggi, c’è una cautela che ha imposto il blocco di tutti i voli che collegano Italia e Cina. La decisione ha lasciato perplessa l’ambasciata di Pechino a Roma, che esprime l’auspicio che “la parte italiana possa organizzarsi prontamente per tutelare e garantire i diritti legittimi dei passeggeri sia cinesi sia italiani” in seguito all’interruzione di tutti i viaggi da e per la Cina.