Coronavirus, Rezza (Iss) contrario alla ripartenza del calcio: scontro con i club
“Se dovessi dare un parere tecnico non lo darei favorevole”: così Gianni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Iss e componente del Comitato tecnico scientifico che gestisce con il governo l’emergenza Coronavirus in Italia, si è espresso su una possibile ripartenza del campionato di calcio. Un’affermazione, che ha provocato lo scontro anche con alcuni club. “Credo che anche il Comitato tecnico scientifico sia d’accordo. Poi sarà la politica a decidere” ha aggiunto Rezza sottolinenando che “Il calcio è uno sport che implica un contatto e quindi un certo rischio di trasmissione”. Il medico si è poi concesso una battuta: “Da romanista manderei tutto a monte”.
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Le parole di Rezza, però, hanno scatenato la reazione della Lazio, una delle società più agguerrite sul fronte ripartenza, che ha risposto senza mezzi termini attraverso le parole del responsabile della comunicazione della società biancoceleste Arturo Diaconale: “Le parole di Rezza? Alle volte il tifo colpisce anche gli scienziati e dà alla testa… Scienziati che sarebbero molto più utili se invece di occuparsi di queste cose trovassero un modo per fronteggiare efficacemente il virus”. “Gli scienziati facciano gli scienziati e non i tifosi” ha dichiarato Diaconale all’Adnkronos, che poi ha aggiunto: “Sarebbe davvero auspicabile che, invece di alimentare polemiche calcistiche di cui non si sente il bisogno, si dedicasse ogni energia alla ricerca di una cura o di un vaccino che possa arrestare il contagio”.
Aldilà del campanilismo, sono sempre di più le società di calcio che spingono per una ripartenza del campionato. “Sto lavorando per una ripresa che sia veloce nella sicurezza della salute di tutti” ha scritto il patron del Napoli Aurelio De Laurentis sul sito del club partenopeo. Ad eccezione di Urbano Cairo, presidente del Torino che si è detto d’accordo con le parole di Rezza, e pochi altri, la maggior parte degli esponenti dei club spinge per una ripresa del calcio a fine maggio. Troppi, infatti, gli interessi in ballo e soprattutto le eventuali perdite economiche qualora il mondo del calcio decidesse, peraltro come già fatto da numerose federazioni, di dare lo stop definitivo alla stagione senza concludere di fatto i campionati.
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