Gabriella Gandossi è una cittadina della Val Seriana e ha perso suo marito il 25 marzo 2020 a causa del Coronavirus. Oggi scrive una lunga lettera sul suo profilo Facebook che ripercorre le triste tappe che è stata costretta a vivere negli ultimi mesi a Nembro, uno dei comuni più colpiti dalla pandemia insieme a Alzano Lombardo, in provincia di Bergamo, dove la mancata zona rossa ha provocato danni inestimabili, come abbiamo raccontato in un’inchiesta in più parti a firma di Francesca Nava.
“Ho già scritto di lui e non voglio ripetermi – dice Gabriella – volevo solo fare un aggiornamento in merito alla situazione surreale che sto vivendo:
1. Vivo a Nembro e questa mattina telefonata informativa… iniziano i test sierologici a campionatura da liste ATS…
2. Visto che a suo tempo non sono mai stata contattata né per quarantena né per tampone mi chiedo… Sarò nelle liste?
3. Chiamo il Comune di Nembro non sanno nulla, faranno mail per far presente la situazione ma è meglio che chiami il nostro medico…
4. Chiamo il medico il quale mi dice che essendo il sostituto del sostituto del sostituto non ne sa nulla… Non ha ricevuto nessuna richiesta di liste per suoi pazienti morti per covid 19 ne tanto meno per indicazione nominativi dei familiari che sono stati a contatto… Meglio se contatto ATS e mi da il numero…
5. Chiamo ATS sono spiacenti mi chiedono tutti i dati faranno mail di segnalazione ma non sanno cosa fare ne tanto meno se sarò inserita nelle liste, meglio se chiamo anche ATS dipartimento BG EST che forse può aiutarmi…
6. Chiamo ATS BG EST l’operatrice che mi risponde è stupita dalla situazione e riesce a verificare se mio marito è nelle liste dei deceduti per COVID 19… Sì, c’è ed è impossibile che nessuno a suo tempo per impostare la quarantena mi abbia contattata, la persona che ha in carico la mia famiglia è tale Dott.ssa Civelli… Dietro mia insistenza con la quale ribadisco che NON SONO STATA CONTATTATA l’operatrice mi dice che allora quasi sicuramente NON SONO NELLE LISTE… Parlerà con il suo responsabile con garanzia che mi avrebbe richiamata entro 10 minuti… Più sentito nessuno… Tutto quanto sopra è durato circa 3 ore per riuscire a prendere le varie linee telefoniche…Per correttezza voglio precisare che tutti gli operatori con i quali ho parlato sono stati decisamente disponibili e molto gentili”.
Poi Gabriella si pone delle domande, che ancora non hanno avuto risposta dopo 60 giorni: “Mi chiedo cosa cacchio stanno facendo. È questa la nostra organizzazione sanitaria? Spero davvero che qualcuno si prenda la briga di dirmi la verità, senza arrampicarsi sugli specchi, che ormai è lo sport principale dei nostri politici”. Poi una dedica al marito Antonio: “Ciao amore mio stai tranquillo che non mollo. Ti amo”. Parole che pesano e che fanno capire la rabbia dei cittadini della Val Seriana.
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