Coronavirus, farmaco anti-artrite dà speranza: migliorati due pazienti gravi
Mentre gli ultimi dati sull’epidemia da Coronavirus in Italia parlano di 366 morti e 6.387 contagiati, da Napoli arriva una notizia che dà un po’ più di speranza nella lotta contro il Covid-19: pare che un farmaco anti-artrite si stia dimostrando efficace nella cura. Negli ultimi giorni, infatti, il farmaco in questione è stato somministrato a due pazienti ricoverati all’ospedale Cotugno, che presentavano sintomi gravi di polmonite: secondo una nota dell’Azienda ospedaliera dei Colli, “già a distanza di 24 ore dall’infusione sono stati evidenziati incoraggianti miglioramenti soprattutto in uno dei due pazienti, che al suo arrivo in ospedale presentava un quadro particolarmente critico”.
Il farmaco anti-artrite reumatoide utilizzato a Napoli è il Tocilizumab, che viene utilizzato anche per il trattamento della sindrome da rilascio citochimica dopo trattamento con le cellule Car-T. Il suo utilizzo contro il Coronavirus è avvenuto per la prima volta, nelle scorse settimane, in Cina (epicentro dell’epidemia). I buoni risultati registrati a Pechino e la collaborazione dei medici cinesi con l’Azienda ospedaliera dei Colli e l’Istituto dei tumori di Napoli hanno fatto sì che il farmaco venisse sperimentato anche nel nostro Paese, con risultati finora considerati incoraggianti.
Ovviamente, è ancora presto per dire che il Tocilizumab sia utile nel trattamento generico di tutti i casi da Coronavirus, ma in un periodo in cui l’Italia si ritrova in quarantena e con l’umore sotto ai tacchi, di sicuro quella di Napoli è una notizia che fa ben sperare. “Nell’esperienza cinese – spiegano dall’Azienda ospedaliera dei Colli – sono stati 21 i pazienti trattati che hanno mostrato un miglioramento importante già nelle prime 24-48 ore dal trattamento, che avviene in un’unica soluzione e che agisce senza interferire con il protocollo terapeutico a base di farmaci antivirali utilizzati. Qui in Italia hanno risposto subito i due pazienti napoletani. La speranza è che la sperimentazione possa risultare efficace anche sugli altri pazienti italiani“.
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