Giovedì scorso ha fatto molto rumore il video girato sui Navigli, a Milano, poiché mostrava diversi assembramenti di giovani sulle balaustre, molti dei quali senza mascherine. Dal video pubblicato da Repubblica sembrava che, in particolare, tre gruppi di ragazzi fossero l’uno a poco meno di un metro dall’altro e che sui Navigli ci fosse la movida come ai tempi pre-Covid. In realtà è vero che alcuni dei ragazzi erano senza mascherina ed è vero che ci fosse un gruppetto più numeroso degli altri, ma il video di Repubblica mostrava il tutto in una prospettiva “schiacciata” e falsata. Inoltre, isolava i tre gruppi come fossero parte di una grande movimento di persone, ma in realtà intorno a loro i Navigli erano abbastanza deserti.
Un altro video girato di fronte al Naviglio nello stesso punto e pochi minuti dopo da un residente mostra infatti una realtà molto diversa: le balaustre di cemento sono distanziate l’una dall’altra di un paio di metri mentre dal video di Repubblica sembrano vicinissime e i tre gruppi di ragazzi sono a parecchi metri l’uno dall’altro. Quello formato da tre persone (due uomini e una ragazza seduta a cavalcioni sulla balaustra) a sinistra è ad almeno 5/6 metri da quello più numeroso in centro. E i due ragazzi a destra (lui con una maglietta marrone e lei con la maglia bianca) sono addirittura a circa 25 metri dalla comitiva centrale.
La prospettiva del video di Repubblica è così falsata che addirittura i locali e bar posti di fronte ai ragazzi sembrano essere altri e non il “Bellariva” come si nota nel video girato dal residente. Addirittura, l’ultima coppia sulla destra nel video di Repubblica sembra seduta di fronte alla via ad angolo in cui c’è il Libraccio, mentre nel video originale si vede chiaramente che è seduta di fronte all’ingresso della chiesa Santa Maria delle Grazie al Naviglio. L’inquadratura più larga infine, mostra i Navigli non proprio affollati come sembrava dalle immagini mostrate giorni fa. Insomma, qualche ragazzo non ha rispettato le regole, ma nessuna “folla” ai Navigli e, soprattutto, un poco corretto gioco di prospettive di un fotografo e videomaker per vendere le immagini più sensazionalistiche.
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