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    Mattia, il paziente 1 di Codogno: “Solo quando ho acceso il cellulare ho saputo del Covid”

    Mattia, il paziente 1 di Codogno, racconta la sua malattia. (Credit: Facebook/ Mattia Maestri)
    Di Angelica Pansa
    Pubblicato il 5 Giu. 2020 alle 18:41

     

    Mattia, il paziente 1 di Codogno: “Solo quando ho acceso il cellulare ho saputo del Covid”

    Ho scoperto di essere il ‘paziente 1’ solo una volta preso in mano il mio smartphone. È lì che ho capito cosa fosse successo e cosa stesse accadendo. Fino ad allora sapevo solo che ero stato ricoverato per una polmonite, così mi era stato detto”. Mattia Maestri, il 38 di Codogno che lo scorso 18 febbraio è stato il primo caso di Coronavirus confermato in Italia, si racconta ai microfoni di Sky TG24, in un’intervista condotta da Tonia Cartolano dal titolo “Il Sopravvissuto” che andrà in onda domani, sabato 6 giugno, alle 14.30.

    “Sono il paziente che è stato certificato per primo. Ma non penso proprio di essere il paziente numero 1”, racconta Mattia, ripercorrendo i momenti della sua malattia. Durante l’intervista ricorda i momenti precedenti al ricovero e un episodio in particolare gli strappa un sorriso dolce amaro: “Arrivato in ospedale chiedo ad un operatore sanitario se potesse essere un caso di Coronavirus e in dialetto mi risponde “il Coronavirus Cudogn Ensa nianche addu sta”, che significa il Coronavirus non sa neanche dove sia di casa Codogno e invece siamo stati l inizio di tutto”.

    Il suo pensiero va poi alla moglie, Valentina, e alla figlia appena nata, Giulia. Ma il grazie più speciale al “dottor Bruno, il mio nuovo papà. Io ho perso il mio per questa malattia ma Bruno che mi ha salvato lo considero così. E poi la dottoressa Malara. È stato grazie al suo intuito e al suo coraggio che è stato scoperto il Coronavirus”. E infatti la dottoressa Malara, prima anestesista dell’ospedale di Codogno, il 2 giugno è stata nominata Cavaliere al merito della Repubblica, premiata per essere stata la prima ad aver scoperto l’esistenza del virus in Italia.

    Mi sentivo invincibile – conclude Mattia – anche perché pratico anche diversi sport, vivo per lo sport. Invece mi sono ammalato di questa cosa strana che non sappiamo ancora neppure come curare. Solo quando mi sono svegliato mi hanno raccontato cosa c’era in giro, cosa stava succedendo e neppure nel dettaglio. Solo dopo ho capito la gravità di quello che stava succedendo intorno a me. Mi sento fortunato.”

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