La Germania ha imposto una restrizione all’esportazione di mascherine (e non solo) verso l’Italia. Lo si legge in una lettera inviata ad inizio marzo dalla multinazionale statunitense 3M alle società italiane clienti e riportata oggi dal sito Startmag.it. La restrizione interessa camici chirurgici (sterili e non sterili), respiratori per particolato (FFP2/FFP3), maschere chirurgiche, occhiali di protezione, visiere, indumenti di protezione e altri dispositivi.
Nel caso specifico, 3M – specializzata nella produzione di prodotti e soluzioni per la protezione personale – opera in tutta Europa e non può far fronte a tutte le richieste che arrivano dall’Italia. La società comunque – viene specificato nella lettera – sta valutando soluzioni di approvvigionamento alternativo e attivato.
La risposta della Germania
Berlino ha notificato la scorsa settimana a Bruxelles il provvedimento che introduce il divieto di export dei dispositivi di protezione. Sulla decisione è poi intervenuto il ministro alla Sanità Jens Spahn che, rispondendo a Bruxelles alle critiche rivoltegli dai rappresentanti di vari Paesi, ha detto: “Come anche in Francia e in Italia, anche in Germania oramai ci sono più contagi da coronavirus nati all’interno dei confini che presi all’estero. Siamo in una fase diversa rispetto ad altri Paesi”, le sue parole riportate dall’agenzia Agi.
La reazione dell’Europa
La Commissione europea non è rimasta a guardare: pronta una procedura di infrazione con iter accelerato nei confronti della Germania per il blocco all’export delle mascherine e degli altri dispositivi di protezione verso l’Italia e non solo. Stessa sorte per i governi di Bulgaria, Repubblica Ceca e Polonia, che hanno adottato provvedimenti simili nonostante le necessità italiane. È invece atteso un chiarimento della Francia, che nei giorni scorsi aveva deciso di requisire tutto il materiale sul territorio nazionale: Parigi dovrebbe assicurare che non ci sarà alcuna restrizione all’export.
Il dossier è nelle mani del commissario francese Thierry Breton (Mercato Interno), che in questi giorni ha più volte consultato i vertici delle principali imprese europee che producono i dispositivi di protezione. Materiale utile al personale ospedaliero, ma che non rientra nell’ambito sanitario perché di fatto viene considerato nella categoria della sicurezza sul lavoro. E dunque viene gestito nell’ambito delle normative sul Mercato Interno.
Chi ha assistito alla riunione di giovedì tra i ministri della Salute racconta, secondo quanto riportato oggi da La Stampa, di una sfuriata di Breton nei confronti degli altri governi: “Non avete ancora capito che oggi tocca all’Italia, ma domani potrebbe toccare a voi. E dunque in questo momento è doveroso aiutare chi ha bisogno” avrebbe detto il commissario.
Intanto la Germania, secondo quanto si apprende da Bruxelles, ha inserito una deroga minima per gli ordini dall’Europa che saranno però soggetti all’autorizzazione del governo centrale, ma nel frattempo il mercato nazionale rimane libero. La Commissione ha però detto che non basta e ha chiesto di modificare ulteriormente la legge.