“Mascherina 1522”: il messaggio in codice contro la violenza domestica
“Voglio una mascherina 1522″: basterà pronunciare questa frase al farmacista, per denunciare una violenza domestica”: lo ha scritto su Facebook il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, che ha aderito all’iniziativa lanciata il 26 marzo scorso dall’associazione di attiviste “Staffetta democratica” e ispirata alla Spagna, dove alle donne basta entrare in farmacia e pronunciare il codice “Mascherina19” per indicare la situazione di emergenza, in un periodo in cui molte vittime vivono a stretto contato con gli aggressori che vorrebbero denunciare per via delle misure di lockdown. In Italia il sistema è pressoché lo stesso, ma il codice cambia: è quello del numero europeo dei centri antiviolenza, 1522. Dunque pronunciando la frase “Mascherina 1522” in farmacia si segnala la richiesta d’aiuto agli operatori, che possono fornire informazioni utili e attivare il servizio d’aiuto.
Come precisato dai centri anti violenza, il 2 aprile scorso è stato firmato un protocollo d’intesa tra il dipartimento pari opportunità e la Federazione ordini farmacisti italiani, Federfarma e Assofarm, finalizzata a “indirizzare le donne vittime di violenza e di stalking al 1522, al fine di avviare un percorso di uscita da situazioni di criticità in ambito domestico. Le operatrici del 1522 possono a loro volta indirizzare le donne che chiedono aiuto ai centri antiviolenza della rete d.I.Re, che sono tutti mappati nel servizio”. Significa che pronunciando ‘mascherina 1522’ le donne non vengono messe direttamente in contatto con il centro antiviolenza del territorio, ma i farmacisti attraverso il codice sanno di dover indicare loro il modo di prendere contatto con l’assistenza del numero europeo 1522.
Quello in farmacia rappresenta un passaggio importante in un momento in cui la violenza domestica contro le donne si è rivelata una delle “emergenze nell’emergenza” legata alla pandemia di Coronavirus: i numeri delle vittime, già esorbitanti in epoca pre Covid-19, sarebbero triplicati durante il periodo di quarantena, come segnalato anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, a fronte di una diminuzione delle denunce del 50 per cento. Quest’ultimo dato infatti non indica un calo dei casi, ma suggerisce che le vittime hanno meno possibilità di denunciare gli aggressori perché, per via delle misure imposte dal lockdown, ci convivono in modo più ravvicinato. Una situazione drammatica che ha spinto gli operatori del settore a elaborare alternative che permettano alle donne di chiedere aiuto in sicurezza.
L’attuale stato di isolamento forzato sta “intrappolando diverse donne nella situazione di subire le violenze dei propri partner che, in alcuni casi, diventano efferati omicidi”, denuncia Amnesty International, che ha registrato “un generale e preoccupante incremento di episodi di violenza domestica nei confronti delle donne” e sottolineato l’importanza, nell’ambito della campagna #nessunoescluso, “di mantenere alto il livello di attenzione” sul tema nella gestione dell’emergenza da Covid-19.
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