Il Coronavirus finora in Italia ha provocato tre morti e 152 contagi. Il dettaglio per regioni è il seguente: Lombardia 110, Veneto 21, Emilia Romagna 9, Lazio 2. Di questi, 55 ricoverati con sintomi, 25 in terapia intensiva, 19 in isolamento domiciliare e 27 in verifica.
Come detto, sono tre i morti in Italia per coronavirus. Oppure, sarebbe meglio dire, “con” il coronavirus. Nel senso che di nessuno c’è la certezza che sia stato il virus nato in Cina a uccidere. Il primo caso reso pubblico (qui un suo profilo), un pensionato di 77 anni di Vo’ Euganeo, era già ricoverato da oltre dieci giorni all’ospedale di Schiavonia, nel Padovano, per precedenti patologie, quando è morto il 21 febbraio.
Mentre il secondo decesso annunciato in realtà risale a prima: un’altra pensionata, 77 anni anche lei, è stata trovata morta il 22 febbraio nella sua casa di Casalpusterlengo, nel Lodigiano. Solo post mortem è stato fatto il test, risultato positivo, ma anche lei aveva patologie pregresse. La Regione Veneto ha annunciato comunque un’autopsia per chiarire le cause del decesso. Stesso discorso per la terza vittima, annunciata oggi dalla Regione Lombardia.
Si tratta anche in questo caso di una donna anziana, ricoverata a Crema in oncologia, quindi anche lei con una situazione già seria. La donna, come detto, “era ricoverata in oncologia con una situazione molto compromessa e aveva anche il coronavirus”, ha ribadito Gallera.
Italia terzo paese in “classifica” mondiale per contagi
La rapida diffusione del contagio al coronavirus porta l’Italia al terzo posto nella classifica mondiale dei contagiati, superando il Giappone. L’Italia dunque segue Cina e Corea del Sud. Al quarto posto Giappone, Singapore, poi Hong Kong, Iran.
Coronavirus: in allerta i Paesi vicini all’Italia
I Paesi vicini geograficamente all’Italia preparano le contromisure considerata l’epidemia del nuovo coronavirus nella penisola.
Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc, nell’acronimo in inglese) ha giudicato “essenziali” le misure straordinarie adottate dalle autorità italiane per contenere l’epidemia di Covid-19. E nonostante l’Ue abbia espresso apprezzamento per “la rapida azione e trasparente comunicazione” delle autorità nazionali, Spagna, Francia, Austria e Svizzera seguono con apprensione l’emergere dei casi di contagio in Italia.
L’Ecdc, che ha sede a Stoccolma, ha avvertito che prevede che il numero di casi confermati in Italia e in altri Paesi europei aumenterà nei prossimi giorni. Ma ha assicurato che “le misure straordinarie nel Nord Italia sono essenziali per limitare l’epidemia e potrebbe essere necessario replicarle in altre comunità nei prossimi giorni”.
In Francia, il neo ministro della Salute, Olivier Véran, “attento alla situazione in Italia”, è stato chiaro: ritiene “molto probabile” la presenza di nuovi casi nell’Hexagone. Per prepararsi ad affrontare l’eventuale epidemia, sarà aumentato il “numero di laboratori dotati di test diagnostici per poter arrivare a condurre diverse migliaia di analisi al giorno e su tutto il territorio, contro i 400 di oggi”.
Molto più allarmista è stata la leader di opposizione, che guida il Rassemblement national, Marine Le Pen: si è detta favorevole a ripristinare i controlli alle frontiere tra Francia e Italia se l’epidemia di coronavirus finisce “fuori controllo”. “Oggi o domani potrebbero essere necessari controlli alle frontiere”. “Il governo deve essere in grado di prevederlo e preferisco che faccia di più o troppo che non abbastanza. Al momento non ha fatto abbastanza visto che consente i voli dalla Cina”. Quanto ai controlli alle frontiere, “saranno necessari se l’epidemia finirà fuori controllo in Italia”.
“È una situazione che ci preoccupa e dovremo vedere come evolve”, ha spiegato il direttore del Centro coordinamento allerta ed emergenza sanitarie, Fernando Simon. “L’Italia fa parte dell’Unione europea e questo crea una certa preoccupazione per tutti noi”, ha aggiunto precisando poi che “parlare di una pandemia da coronavirus è ancora troppo presto”.