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    Coronavirus, l’Italia pronta a seguire il modello Corea del Sud: “Più tamponi e controlli”

    Seul Credits: Ansa

    Meno contagi, ma il rischio c'è la privacy. Ecco perché:

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 21 Mar. 2020 alle 08:34

    Coronavirus, l’Italia pronta a seguire modello Corea del Sud

    Mentre in Italia l’epidemia di Coronavirus ha portato al triste bilancio di oltre 4mila morti, c’è un altro esempio, quello della curva di contagi in Corea del Sud: 8.652 infetti e 92 morti. Per questo motivo il nostro paese sta osservando il modello di Seul.

    “Anche io studio da giorni questo grafico”, ammette Walter Ricciardi, consulente scientifico del ministro della Salute Roberto Speranza. “E più lo guardo più mi convinco che dobbiamo seguire la strategia adottata da Seul. D’accordo con il ministro, sto proponendo che la si adotti anche in Italia, abbiamo già attivato un gruppo di studio per definire i dettagli”.

     

    Coronavirus Italia, metodo Corea del Sud 

    Come abbia fatto la Corea del Sud a piegare in pochi giorni verso il basso la curva esponenziale dei contagi è ormai cosa nota: molti tamponi, circa 300mila, e l’ausilio della tecnologia per tracciare i contagiati con sintomi anche lievi e le persone con cui erano entrate in contatto. Ognuno dei quasi 9mila risultati positivi al test è stato tenuto sotto osservazione dalle autorità sanitarie coreane attraverso i suoi dati medici, il gps dello smartphone, le carte di credito, le telecamere di sorveglianza.

    Incrociando tutte queste informazioni si sono rintracciate le persone che potevano essere entrate in contatto con Covid-19 e le si sono isolate, in casa o in ospedale, a seconda delle condizioni di salute e dell’esito del tampone. Non solo: una app segnalava i luoghi in cui erano stati i soggetti a rischio e così chi aveva frequentato quello stesso luogo poteva sottoporsi volontariamente al test.

    Quali sono i rischi

    “Le curva dell’epidemia in Corea ci dice che il contenimento funziona ed è possibile, se però si scelgono misure che da noi non sono state adottate e chissà se lo saranno”, spiega Enrico Bucci, professore di Biologia dei sistemi alla Temple University di Philadelphia.

    Questo metodo ha però anche dei rischi: “Ci troviamo di fronte a un problema molto importante in fatto di privacy”, conferma Ricciardi, “e andrà studiato con grande accuratezza. Ma bisogna capire che ci troviamo di fronte a una situazione di estrema gravità”.

    “La questione è comunque delicata”, fa notare Bucci, “perché la sospensione della privacy deve essere temporanea e strettamente legata a questa emergenza, in modo che non la si possa estendere ad altro a seconda dei governi o dei ministri in carica. Occorre elaborare con attenzione una opportuna architettura giuridica”.

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