Coronavirus: con seconda ondata 30mila casi a settimana in Italia
L’Italia rischia di arrivare a 30mila casi settimanali con il picco della seconda ondata di Coronavirus. A dichiararlo è Francesco Sannino, dell’Università Federico II di Napoli e dell’Università della Danimarca meridionale, Odense, che ha commentato il modello matematico con il quale il suo team ha previsto tra ottobre e novembre il picco della seconda ondata di casi da Coronavirus. “Per l’Italia ci aspettiamo picchi di 30mila casi settimanali a cavallo tra ottobre e novembre ma si tratta di una cifra soggetta a variazioni che dipenderanno dall’efficienza e dall’efficacia delle misure di contenimento adottate, il margine di differenza che abbiamo calcolato è del 15 percento per l’infection rate rispetto a quello della prima onda” ha dichiarato Sannino all’Agi.
“Non serve diffondere il panico, ma la consapevolezza è fondamentale in queste situazioni, sapere con anticipo dove e quando si potrebbe verificare una seconda ondata di casi dovrebbe e avrebbe dovuto spingere governi e istituzioni ad agire tempestivamente” ha inoltre dichiarato il ricercatore sottolineando che, a livello europeo, il modello matematico messo a punto dal suo team ha già dimostrato la sua efficacia, prevedendo l’inizio della seconda ondata in alcuni Paesi. “Il nostro algoritmo tiene conto delle interazioni tra i Paesi e dimostra che la riapertura delle frontiere e la mobilità umana hanno giocato un ruolo fondamentale nella diffusione del virus dopo i mesi di lockdown. Sappiamo che non è semplice decidere di affrontare una nuova situazione di quarantena in mancanza di avvisaglie, ma siamo convinti che non possiamo permetterci di ignorare i segnali in questo momento”.
Secondo lo scienziato, quindi, non bisogna abbassare la guardia proprio ora, ma anzi è fondamentale continuare a rispettare le norme anti-Coronavirus, tra cui il distanziamento sociale, la chiusura delle frontiere ove necessario e la quarantena per i casi di contagio. “Per quanto riguarda l’Italia – conclude l’esperto – è ragionevole ipotizzare che, in assenza di una regolamentazione più rigida che possa normare le scuole, le università, i luoghi pubblici e gli eventi, la situazione degenera presto. Non vogliamo spaventare nessuno, ma solo aumentare la consapevolezza di tutti. Il nostro modello è semplice e si è dimostrato efficace: siamo stati in grado di prevedere lo sviluppo e le tempistiche di diffusione in Francia, in Spagna, in Croazia e in Grecia, mentre in Finlandia e Norvegia, dove sono state adottate misure più rigide, la curva di contagi è stata meno significativa rispetto alla nostra simulazione. Dobbiamo rimanere vigili”.
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