Scuole chiuse in tutta Italia per il Coronavirus, cosa cambia tra assenze, Maturità e didattica
È una decisione senza precedenti quella del governo italiano: da domani, 5 marzo 2020, fino a giorno 15 le scuole e le università di tutta Italia resteranno chiuse a causa dell’emergenza Coronavirus, che finora ha provocato nel nostro Paese 107 morti e oltre 2.700 contagiati. Una decisione presa, secondo le parole del premier Giuseppe Conte, “in via prudenziale”. E che, tuttavia, coinvolgerà direttamente milioni di famiglie. Non soltanto perché moltissimi studenti non potranno recarsi a scuola, ma anche e soprattutto perché – di conseguenza – rimarranno in casa provocando qualche problema ai genitori impegnati con il proprio lavoro.
Ma quanti sono gli studenti che rimarranno contemporaneamente a casa in tutta Italia? Gli ultimi dati forniti dal ministero dell’Istruzione restituiscono un quadro molto chiaro delle dimensioni del “problema”: si tratta infatti di oltre 8 milioni di ragazzi, senza considerare gli universitari (anche gli Atenei rimarranno chiusi fino al 15 marzo), che essendo più grandi sono anche più autosufficienti. Per tutti questi motivi, molti genitori si stanno chiedendo cosa succede adesso con le scuole chiuse in tutte le Regioni, quali saranno le conseguenze sulla didattica dei ragazzi, ma anche sul proprio lavoro. E soprattutto se il governo incentiverà le aziende e le amministrazioni pubbliche a venire incontro a tutte le difficoltà di queste famiglie, magari con forme di smart working o addirittura permettendo a uno dei genitori di rimanere a casa.
Quanti sono gli studenti che rimarranno a casa?
Secondo gli ultimi dati, relativi all’anno scolastico 2019-2020 e forniti dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nel suo annuale Focus, gli studenti in tutta Italia sono quasi 8 milioni e mezzo. Così divisi: 7.599.259 gli alunni della scuola statale, 866.805 quelli iscritti agli istituti paritari (di questi, 7 su 10 frequentano la scuola dell’infanzia). In totale, sono 40.879 le scuole nelle quali saranno sospese lezioni e attività di qualsiasi tipo.
Tornando alla scuola statale, 2.626.226 studenti sono iscritti alle scuole secondarie di secondo grado, quindi alle superiori. Il resto (quasi 5 milioni) sono invece quelli delle scuole elementari e medie, ovvero coloro che necessitano maggiore assistenza in casa. Gran parte di essi, soprattutto gli alunni delle elementari, non rimangono a casa da soli. Ed è qui che subentrano i problemi delle famiglie che non hanno possibilità di affidarli alle cure di parenti, amici o baby-sitter.
Cosa cambia sul tema delle assenze e degli esami di Maturità?
Mentre (prevedibilmente) molti studenti hanno esultato alla notizia della chiusura delle scuole, per tutti si è posto anche il problema degli esami di Maturità. In caso di sospensione prolungata delle attività didattiche, sarebbero a rischio i prossimi esami di Stato? A tal proposito è intervenuta direttamente la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, che ha detto di avere pronto un piano per mettere al sicuro gli esami di Stato. Per quanto concerne le assenze, invece, il governo ha già chiarito che la chiusura delle scuole a causa del Coronavirus prevede che le assenze accumulate dagli alunni fino al 15 marzo non verranno contate nel computo dei 200 giorni minimi di frequenza.
La proposta di Fontana: “Almeno un genitore rimanga a casa ad accudire i figli”
Nel pomeriggio, dopo l’annuncio della chiusura totale di tutte le scuole in Italia fino al 15 marzo, il governatore della Lombardia Attilio Fontana ha avanzato una proposta per venire incontro ai genitori. “La regione Lombardia – ha spiegato – ha chiesto al governo di consentire a uno dei due genitori di rimanere a casa per accudire bambini, se non hanno altre persone a cui affidarli”. Un orientamento, questo, che sembrerebbe aver trovato l’appoggio del governo. Secondo le ultime indiscrezioni, il decreto del presidente del Consiglio dei ministri che verrà emanato in serata potrebbe contenere delle misure in questo senso.
Scuole chiuse: e il personale Ata?
Un altro grande interrogativo di queste ore è quello che riguarda tutto il personale Ata (Amministrativo, Tecnico e Ausiliario): bidelli, membri della segreteria e tecnici potranno rimanere in casa o dovranno comunque recarsi a lavoro? Il decreto, a questo proposito, non lascia spazio a dubbi: nelle zone rosse (i comuni di Bertonico, Casalpusterlengo, Castelgerundo, Castiglione D’Adda, Codogno, Fombio, Maleo, San Fiorano, Somaglia,Terranova dei Passerini, Vò) le scuole rimangono chiuse, mentre nel resto d’Italia è prevista la sospensione delle attività didattiche. Che comporta “l’interruzione delle sole lezioni. Pertanto, le scuole rimarranno aperte e i servizi erogati dagli uffici di segreteria continueranno ad essere prestati. Il Dirigente Scolastico e il personale Ata sono tenuti a garantire il servizio ed eventuali assenze devono essere giustificate”. In queste ore, sui social, sta anche montando una polemica da parte del personale Ata, che accusa il governo di trattare l’emergenza Coronavirus in modo parziale e asimmetrico. “Siamo trattati come personale di serie B”, ha scritto qualcuno.
Per quanto riguarda invece i docenti, al momento sembra che anche loro dovranno recarsi regolarmente a scuola in tutti gli istituti per cui è prevista la sospensione della didattica. Tuttavia, nel caso degli insegnanti, c’è anche il tema della didattica a distanza, ovvero delle lezioni fatte in videoconferenza. Un servizio, questo, già attivo in molte scuole delle zone rosse e che permette così di non interrompere del tutto le lezioni. Il testo finale del decreto del governo, atteso per stasera, chiarirà anche questo punto.
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