Coronavirus Italia, scienziati del Cts delusi: “Troppe libertà dal 18 maggio”
Per la prima volta dall’inizio della pandemia da Coronavirus in Italia, il Governo Conte e gli scienziati del Comitato tecnico scientifico che hanno affiancato finora l’esecutivo in tutte le sue decisioni sul lockdown sono in disaccordo. La mela della discordia riguarda le riaperture stabilite a partire dal 18 maggio, previste dal decreto legge e dal successivo Dpcm firmati dal premier. Secondo gli esperti, infatti, nonostante i numeri del contagio in Italia siano ogni giorno più rassicuranti, era ancora troppo presto per riaprire quasi indistintamente (seppur con la possibilità per le Regioni di derogare alle prescrizioni dell’esecutivo) tutte le attività economiche ancora chiuse perché considerate ad alto rischio.
Ma ad infastidire gli scienziati non è soltanto il contenuto dell’ultimo provvedimento, ma anche la delegittimazione per l’operato del Comitato tecnico scientifico che deriva dalle parole pronunciate ieri dal viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, che ha denunciato di non ricevere i dati: “Mi hanno tenuto nascosta la maggior parte delle cose, questo è un ministero secretato”, ha dichiarato. Forse un po’ troppo per il gruppo di 25 esperti presieduto da Agostino Miozzo e guidato dal presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro e dal capo del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli.
Così, stamattina Repubblica riporta le parole di alcuni degli scienziati del Cts, che hanno commentato il primissimo giorno di Fase 2: “Ora basta – dice uno di loro -, silenzio. Guardiamo cosa succede. Anche perché sennò rischiamo di fare gli uccelli del malaugurio”. Nei giorni delle grandi discussioni tra Governo e Regioni sulle riaperture, il Comitato tecnico scientifico ha consigliato ripartenze più dilazionate nel tempo. Qualcuno ha storto il naso anche riguardo alle modifiche che l’esecutivo ha fatto sulle ormai note raccomandazioni dell’Inail: “Alcuni ritocchi – si legge ancora su Repubblica – sono avvenuti in modo bizzarro. Ad esempio chiedono di usare il termoscanner per chi arriva in spiaggia. Oppure hanno ridotto troppo le distanze, come quelle al ristorante”.
La paura più grande, infatti, è che nascano nuovi, grossi focolai di Coronavirus in diverse Regioni. Della pericolosità di un eccessivo lassismo si è avuto un assaggio nei giorni scorsi, quando a causa di alcuni funerali celebrati in barba alle regole del distanziamento sociale in Molise e nel Lazio c’è stato un significativo aumento dei casi in pochi giorni. Ecco perché il sentimento più diffuso all’interno del Cts è di una funzione che si sta esaurendo, di un peso specifico nelle decisioni finali del Governo che non è mai stato così basso. Il prossimo banco di prova arriverà nei prossimi giorni, quando le Regioni forniranno finalmente i dati aggiornati della curva del contagio nel post 4 maggio. Sarà in quell’occasione che si potrà tracciare una linea e stabilire se le misure introdotte negli ultimi 15 giorni in Italia siano state scellerate oppure, usando un’espressione molto cara a Conte, un “rischio calcolato”.
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