Coronavirus, governo lavora alla Fase 2: come e quando usciremo di casa
Dopo la proroga delle misure restrittive in tutta Italia a causa del Coronavirus, il governo conta di entrare in “una Fase 2, di allentamento graduale e di convivenza con il virus”, prima della Fase 3 di uscita dall’emergenza, ricostruzione e rilancio del Paese: con queste parole, lo scorso 1 aprile, il premier Giuseppe Conte annunciava ai cittadini la firma del nuovo Dpcm, che allontana ancora un po’ il giorno in cui tutti potranno uscire di casa. Ma in cosa consiste esattamente questa Fase 2? Quali sono le prossime mosse che l’esecutivo conta di mettere in atto per arginare ancora di più il contagio da Covid-19, senza però spingere i cittadini ad allentare la presa e tornare a riversarsi nelle strade?
E’ bene sottolineare, come più volte fatto in questi giorni dai vari presidenti di Regione (nonché, con qualche inciampo, dal capo della Protezione civile Angelo Borrelli) che il ritorno alla normalità sarà molto graduale. E che, soprattutto, molte nostre abitudini che prima davamo per scontate sono destinate a cambiare per lungo tempo. Scordiamoci di tornare ad abbracciarci come se non fosse mai successo niente, o di riprendere ad affollare bar, ristoranti e pub. Allo stesso tempo, molti di noi continueranno a indossare guanti e mascherine anche quando non saranno obbligatori.
C’è un solo indicatore a cui bisogna guardare per capire bene quando e come potremo uscire di casa nella Fase 2 della lotta al Coronavirus in Italia. Quel valore è l’R0, ovvero l’indice di contagio, quel valore che fa capire quante persone possono essere contagiate da ognuno di noi. Secondo il comitato tecnico scientifico, che fornisce consulenza al governo sulle decisioni da prendere relativamente al lockdown e alle limitazioni imposte a tutti i cittadini, al momento l’R0 oscilla tra 1,1 e 1. Una persona, dunque, ne contagia un’altra. E per arrivare alla riapertura di negozi, bar e ristoranti, quel valore deve essere almeno di 0,5. Per luoghi con concentrazione di gente ancora più alta (discoteche, cinema, stadi) bisogna avvicinarsi ancora di più allo zero. Ciò che è certo, al momento, è che la Fase 2 inizierà dopo Pasqua, ma anche dopo i ponti del 25 aprile e del 1 maggio. Il motivo è facile da spiegare: un allentamento delle misure in concomitanza con questi giorni festivi comporterebbe gite, scampagnate, pranzi in famiglia, quindi assembramenti e potenziali nuovi contagi.
Cosa riaprirà, dunque, per primo all’inizio della Fase 2? Viste le già enormi conseguenze sull’economia del Paese, è auspicabile che in cima alle priorità del governo ci sarà quella di riaprire piccole e medie imprese, fabbriche e altri servizi essenziali per il Paese. Da questo punto di vista, ci si possono aspettare i primi provvedimenti già per il 14 aprile: non cadranno, però, gli obblighi di indossare protezioni, stare a un metro di distanza (anche in ufficio) e, ove possibile, gli incentivi allo smart working. Il passo successivo sarà la riapertura degli altri negozi, magari per i primi di maggio, a eccezione dei centri commerciali che implicano grandi assembramenti che al momento non siamo in grado di affrontare. Non esiste, al momento, una lista dei negozi che verranno riaperti. Ciò che si sa è che anche in questo caso la vita non sarà come prima: gli ingressi saranno certamente scaglionati, un po’ come avviene oggi nei supermercati.
E bar e ristoranti? Sono di certo le ultime attività che saranno riaperte. E’ molto probabile, però, che prima il governo ordini una riorganizzazione interna dei locali, per distanziare maggiormente i tavoli o fare in modo che ai banconi ci si possa avvicinare rispetto la distanza di sicurezza. Per quanto riguarda invece i trasporti pubblici, l’esecutivo è alla ricerca di soluzioni che permettano di controllare l’affluenza. Le idee sul tavolo sono quella di potenziare la presenza di controllori a bordo, far sedere i passeggeri lasciando un sedile vuoto in mezzo o limitare il numero di persone a bordo di ogni mezzo. Quando l’R0 del Coronavirus sarà prossimo allo zero, si potrà pensare a riempire nuovamente stadi, cinema, teatri e sale convegni. Anche in questo caso, però, ci sarà rigore: sedute a scacchiera, ma soprattutto controllo rigido della distanza di sicurezza anche nelle file all’ingresso.
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