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    Coronavirus in Italia, dal Natale allo smart working: ecco cosa ci aspetta nei prossimi 7 mesi

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 2 Ott. 2020 alle 10:09 Aggiornato il 2 Ott. 2020 alle 13:29

    Coronavirus in Italia: ecco cosa ci aspetta nei prossimi 7 mesi

    “Bisogna resistere con il coltello tra i denti per 7-8 mesi”: non ha usato giri di parole il ministro della Salute Roberto Speranza commentando l’aumento dei contagi di Coronavirus registrato in Italia nella giornata di giovedì 1 ottobre. Ma cosa ci aspetta nei prossimi 7-8 mesi? Sicuramente è da escludere un nuovo lockdown totale. Lo ha detto più di una volta il premier Conte, lo hanno confermato i ministri del governo così come i membri del Comitato tecnico scientifico. Questo non vuol dire, però, che non verranno adottate delle misure restrittive che potrebbero riguardare magari anche solo alcuni quartieri di una città o delle zone specifiche a seconda dell’andamento dell’epidemia.

    L’obbligo di indossare la mascherina

    Le misure al momento restano sempre le stesse: indossare la mascherina nei luoghi chiusi o dove vi è un assembramento, mantenere le distanze e lavarsi spesso le mani. Tuttavia diverse Regioni hanno deciso di imporre l’obbligo della mascherina anche all’aperto. Una misura che presto potrebbe essere estesa anche a livello nazionale. L’esecutivo, inoltre, sta studiando delle misure per rendere più stringente il divieto di assembramento.

    La tutela degli anziani

    “Gli anziani sono la parte più forte del Paese, ma anche la più fragile e dobbiamo prenderci cura di loro, soprattutto in questo periodo difficile” ha dichiarato il ministro della Salute Speranza. La tutela degli anziani, ovvero delle persone più esposte ai pericoli del Coronavirus, è considerata la massima priorità in questo momento. I nonni dovranno rinunciare agli abbracci dei propri nipoti, mentre i pranzi in famiglia andranno evitati quanto più possibile. L’attenzione in famiglia dovrà essere massima dal momento che finora l’aumento dei contagi si registra proprio tra le mura domestiche. I governatori di alcune Regioni, intanto, hanno minacciato lo stop alle feste private con multe salatissime per i trasgressori.

    Il primo Natale dell’era Covid

    Difficile immaginare un Natale classico con la tavola imbandita e famiglie intere che si riuniscono sotto lo stesso tetto. Al momento non sono al vaglio ipotesi particolari, ma il governo e gli esperti guardano al Natale con preoccupazione. Per il periodo delle festività, infatti, i contagi giornalieri potrebbero essere aumentati e la situazione ospedaliera più critica. Le riunioni familiari potrebbero diventare delle vere e proprie bombe virali, che bisogna evitare in tutti i modi. L’invito, dunque, sarà quello di sacrificarsi il più possibile evitando baci e abbracci ma anche riunioni familiari troppo affollate. Chi ha i propri cari all’estero dovrà con molta probabilità rinunciare a vederli, mentre il turismo risentirà ancora dell’epidemia con alberghi e aeroporti che rimarranno deserti ancora a lungo.

    Il lavoro in smart working

    È la soluzione che molte aziende saranno costrette ad adottare da qui ai prossimi mesi. Dopo la fine del lockdown, infatti, molte società avevano iniziato un lento e graduale ritorno dei propri dipendenti negli uffici, magari anche solo a giorni alternati. L’aumento dei contagi potrebbe far tornare migliaia di dipendenti in smart working con tutte le difficoltà che ne seguono, tra figli che vanno a scuola, classi in quarantena e possibile ritorno della didattica a distanza.

    Perché il ministro Speranza parla di 7-8 mesi

    Ma cosa accadrà di preciso dopo i 7-8 mesi di resistenza evocati dal ministro Speranza? Secondo il titolare del dicastero della Sanità con la fine dell’inverno e l’inizio della primavera, l’Italia potrà iniziare a vedere la fine della battaglia contro il Coronavirus per sostanzialmente due motivi: l’arrivo del vaccino e di una cura specifica per il Covid. Se non ci sono intoppi, infatti, entro la fine dell’anno dovrebbero arrivare 2-3 milioni di dosi del vaccino prodotto da AstraZeneca, mentre per i primi mesi del 2021 potrebbe arrivare una cura specifica attraverso l’utilizzo degli anticorpi monoclonali.

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