Coronavirus in Italia, Burioni a TPI: “Unico modo per bloccare diffusione è la quarantena”
Per la prima volta dall’esplosione dell’epidemia del nuovo coronavirus in Cina, anche in Italia si sono verificati i primi casi di trasmissione locale: Roberto Burioni ha commentato a TPI l’arrivo del primo focolaio locale.
Per l’esattezza sono 14 i pazienti risultati positivi al test, italiani e residenti nella regione Lombardia, mentre altri due casi sono stati confermati in Veneto.
Il più grave è quello del 38enne italiano, Mattia Y.M, ricoverato in terapia intensiva all’ospedale di Codogno, in provincia di Lodi, in gravi condizioni, mentre all’ospedale Sacco di Milano sono in osservazione la moglie e un amico podista di Castiglione d’Adda, positivi al test. Altri tre sono sono pensionati originari della stessa cittadina di quest’ultimo, che non hanno mai avuto rapporti con il “primo caso” ma con il podista, figlio del proprietario del bar di Castiglione che i tre frequentavano.
Intanto, due pazienti sono stati trovati positivi a Padova. Si tratta di due anziani, padovani e residenti in provincia, precisamente a Vo’ Euganeo. Il primo tampone, positivo, è stato inviato allo Spallanzani di Roma. Uno dei due pazienti è in gravi condizioni.
Secondo Burioni, noto virologo in prima linea nella diffusione di informazioni sull’epidemia, il primo focolaio è esploso in Italia esattamente nel modo che lui e il suo team avevano previsto: attraverso un paziente rientrato dalla Cina che non presentava sintomi e che per questo non è stato messo subito in quarantena. Il medico, infatti, sin dall’inizio dell’epidemia aveva allertato politici e medici impegnati nella gestione dell’emergenza che l’assenza di sintomi non corrispondeva all’assenza di virus.
“Purtroppo molti virus si trasmettono anche da persone asintomatiche al termine del processo d’incubazione, che non si sono ancora ammalate, e per questo la soluzione migliore per combattere l’epidemia è sempre l’isolamento: sia di persone tornate dalla Cina che di quelle che ci sono entrate già in contatto, anche se non presentano sintomi”, afferma Burioni a TPI.
“Elevate quantità di virus possono essere presenti anche in chi non ha sintomi”, ribadisce.
Il virologo invita a mantenere la calma ma a non lasciarsi andare alla “faciloneria tranquillizzante”.
“I casi sono ancora pochi, ma non stupiamoci se ce ne saranno altri: è necessario bloccare l’ulteriore diffusione di questo virus. Il modo di farlo è solo uno: tutti quelli che hanno avuto un contatto con le persone infettate devono stare in quarantena per quattordici giorni. E lo stesso deve valere, senza alcuna eccezione, per chi viene in Italia dalla Cina, facendo scalo in altri aeroporti”, afferma.
“Nessun panico ma attenzione, altrimenti i casi possono diventare molti di più. Bisogna combattere senza isterismi e paure ingiustificate”, continua.
“Dobbiamo far si che non nasca una catena di contagi, seguiamo le indicazioni sperando che i politici non si abbandonino alla solita faciloneria tranquillizzante che caratterizza anche alcuni virologi della domenica”, afferma. “Gli esperti dicono da tempo: niente panico, ma prudenza e attenzione”.
Per il medico, il focolaio locale esploso in Lombardia e Veneto a partire dal 21 febbraio è “un piccolo passo che il virus è riuscito a fare”, a cui non bisogna concederne altri.