Coronavirus, l’Hoted De la Poste di Cortina fa causa alla Cina
L’Hotel De La Poste di Cortina d’Ampezzo ha citato per danni il Ministero della Sanità della Cina davanti al Tribunale di Belluno, per “non aver tempestivamente segnalato all’Oms lo stato del diffondersi del Coronavirus e dei suoi gravi effetti letali a cavallo fra novembre e dicembre 2019″, e “non aver assunto i necessari provvedimenti di controllo sugli scali aeroportuali in partenza dalla Cina”. L’esclusivo Hotel è tra i più famosi a Cortina, e lì vi è stato ambientato il celebre film dei fratelli Vanzina “Vacanze di Natale”. La scena di Claudio Amendola che arriva in ritardo all’appuntamento perché crede che sia “davanti alle poste”, è rimasta nella memoria di tanti appassionati della commedia italiana anni ’90.
Intanto, l’atto di denuncia della Srl che gestisce l’Hotel, a firma dell’avvocato barese Marco Vignola, non è un film: mette sotto accusa il ritardo nella diffusione di informazioni da parte della Cina sull’epidemia per i danni subiti dal turismo a Cortina, tra le più note località sciistice venete, dove l’albergo aveva già registrato il tutto esaurito in vista delle finali di Coppa del mondo di sci alpino, fissate dal 18 al 22 marzo 2020 ma poi annullate a causa del virus.
“Il 12 marzo è stata disposta la chiusura anticipata dell’hotel e di tutti i servizi connessi, nel pieno della stagione sciistica invernale, con conseguenze disastrose anche per il licenziamento dell’intero personale dell’hotel e la disdetta dei contratti di fornitura, così come avvenuto per tutte le altre strutture ricettive ampezzane”, si legge nell’atto. Che chiede al Tribunale di Belluno di accertare “le gravi omissioni” di Pechino, le quali hanno impedito allo Stato italiano una tempestiva assunzione di provvedimenti di ordine pubblico e sanitario da adottare, che sicuramente “avrebbero ridotto al minimo il disagio e le conseguenze negative derivanti dal Covid-19″.
Come riportato da noi di TPI, nonostante la chiusura degli hotel, a Cortina il turismo non si è fermato del tutto, almeno non dopo il decreto del 7 marzo, che ha esteso la cosiddetta zona rossa (diventata, poi, “arancione”) a tutto il Paese. I proprietari di seconde case, e cioè gli habitué, hanno preso d’assalto la meta vacanziera per evitare di rimanere bloccati in città: famiglie di vip con figli al seguito sono arrivati nottetempo, hanno addirittura organizzato feste, tornei di bridge e burraco. La movida insomma è continuata quasi come sempre, ma è stato anche questo a portare il contagio nella meta sciistica più esclusiva d’Italia.
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