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    Coronavirus, la protesta dei giudici pace: “In udienze coi migranti nei Cpr rischiamo il contagio”

    L'Associazione nazionale giudici di pace chiede con urgenza al "governo e alle autorità competenti" misure idonee per la loro tutela rispetto al coronavirus

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 5 Feb. 2020 alle 14:18 Aggiornato il 5 Feb. 2020 alle 14:23

    Coronavirus, i giudici di pace: “In udienze coi migranti rischiamo il contagio”

    “La pericolosità di un contagio” da Coronavirus è “tangibile durante le udienze celebrate dai Giudici di Pace” per la “convalida delle espulsioni di migranti clandestini, che si tengono nei Centri di permanenza e rimpatrio” e cioè di chi ha “violato l’ordine di allontanamento dal territorio dello Stato od anche per i reati di clandestinità”. Perciò l’Associazione nazionale giudici di pace chiede con urgenza al “governo e alle autorità competenti”, con una nota, misure idonee per la loro tutela.

    Il rischio di contagio segnalato nella nota riguarda le udienze che si tengono negli otto Centri di permanenza per il rimpatrio sparsi in Italia, tra cui a Torino, Roma, Bari e Trapani. Lo stesso rischio, è stato riferito, lo si corre quando le udienze si svolgono in una apposita sala della Questura di una qualsiasi città sprovvista di Cpr.

    Nella nota dell’Associazione Nazionale giudici di pace si legge poi: “Va rilevato che in caso di inadempienza delle Autorità preposte alla tutela della salute si rischia la beffa oltre al danno che i Giudici di Pace hanno recentemente subito con l’emanazione di una nota ministeriale che li ha privati dell’ indennità di udienza per la convalida di espulsione, qualora questa possa essere rinviata per qualsiasi motivo”.

    E ancora: “Già in passato un Giudice di pace nonostante abbia contratto la tubercolosi durante la sua funzione giurisdizionale presso un centro di migranti, non si è visto riconoscere un  legittimo risarcimento per una ‘creativa’ sentenza della Corte di Cassazione che ha sancito che il Giudice di pace è un volontario e, quindi, privo di qualsivoglia diritto con conseguente mancanza di titolarità a chiedere allo Stato per cui lavora un riconoscimento risarcitoria per la malattia contratta”.

    L’Unione Nazionale dei Giudici di Pace ha anche chiesto ai ministeri di Giustizia e Salute che “siano fornite maschere idonee a schermarsi da eventuali contagi, previa autorizzazione all’uso durante l’udienza” e “che siano apprestate immediatamente le tutele relative alle indennità di malattia e di rischio e per i giudici di pace e i magistrati onorari che si trovano in medesime situazioni”. Lo si legge in una nota del sindacato dei giudici di pace di tutta Italia.

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