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    Coronavirus, Galli: “Pochi casi da ricovero, non è paragonabile alla prima ondata”

    Di Carmelo Leo
    Pubblicato il 25 Ago. 2020 alle 11:30

    Coronavirus, Galli: “Pochi casi da ricovero, non come la prima ondata”

    Il costante aumento dei contagi da Coronavirus in Italia, con l’ultimo bollettino che parla di 953 nuovi infetti, non preoccupa particolarmente Massimo Galli, direttore del Dipartimento di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, che in un’intervista al Corriere della Sera spiega: “Rispetto alla prima grande ondata non c’è nulla di paragonabile: c’è un modesto stillicidio di casi da ricovero, ma non situazioni gravi in persone fragili”, come avvenuto con la prima ondata nei mesi scorsi. Il professore spiega quali sono le differenze tra i nuovi contagi, che riguardano soprattutto i giovani di rientro dalle vacanze, e quelli che hanno fatto precipitare il Paese nel terrore tra febbraio e maggio: “I giovani – afferma – raramente vanno incontro a una malattia grave. Anzi, spesso sono asintomatici. Il problema è che diventano un serbatoio di infezione e possono spargere il virus alla vecchia zia, per dire. Ma non vanno demonizzati”.

    Non si può negare però che le riaperture, soprattutto delle discoteche, abbiano avuto un peso specifico nel peggioramento dei bollettini quotidiani. “Alla fine – dice Galli – la riapertura delle discoteche ha significato per i giovani, confinati per mesi dal lockdown, una sorta di liberi tutti. Adesso bisogna correre ai ripari, magari con quarantene fatte con intelligenza, non con piglio burocratico. Discoteche a parte, occorre davvero decidere che cosa si può riaprire e come, scuole comprese. L’alternativa è fra un eccesso di chiusure, che comprometterebbe la ripresa del Paese, e un eccesso di aperture che potrebbe risolversi con il famoso ‘passo del gambero’, il rischio di tornare indietro”.

    L’infettivologo ha anche illustrato le ultime ricerche scientifiche sul Coronavirus, curate da lui e dal suo gruppo: “Abbiamo pubblicato oltre venti lavori. Uno dei più significativi descrive bene i sintomi da Covid, un altro le sequenze genetiche del virus. Abbiamo, cioè, dimostrato che in Italia esiste un ceppo di virus dominante e una sua variante. Un altro ancora evidenzia la relazione fra l’infezione da Sars-CoV-2 e certe vaccinazioni. Da quest’ultima emerge che si infetta di più chi non è vaccinato contro il virus dell’influenza o lo Pneumococco. Viceversa sembrano più protetti i vaccinati”. Il consiglio, per gli italiani, è quello di vaccinarsi al più presto, in autunno, contro influenza e Pneumococco. Ma non c’è da illudersi: “Con questo virus siamo destinati a convivere e dobbiamo fare del nostro meglio per star fuori dai guai. Sui vaccini – conclude Galli – comunque sono ottimista”.

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