Coronavirus, Firenze in ginocchio: parla il sindaco Dario Nardella
“Mi sono chiarito con Burioni, oggi tutto quello che si cerca di fare può sembrare sbagliato, si è combattuti tra l’esigenza di dare un po’ di ottimismo ai cittadini e la consapevolezza che l’emergenza sanitaria è la cosa più importante”. Il sindaco di Firenze Dario Nardella ha la voce meno brillante del solito e non nasconde di attraversare un momento difficile per l’emergenza Coronavirus che ha di fatto svuotato la città.
La polemica di ieri, nata perché ha annunciato che a Firenze ci saranno musei gratis e aperti per tre giorni ed è stato rimproverato dal professor Burioni di aiutare così la diffusione del Coronavirus, lo ha stupito: “I musei erano comunque aperti da sempre, è stato un equivoco. La nostra iniziativa, quella dell’ingresso gratuito, era solo un modo per dare un’immagine più ottimistica del momento all’estero, perché questa città non è una zona a rischio. Di fatto però è vuota”.
Ho massima stima di Burioni ma a Firenze ci sono già scuole, teatri cinema aperti. Comunque i musei al momento sono vuoti, non penso che dopo questa iniziativa saranno pieni, rischi di assembramento non ce ne sono. Proviamo solo a sopravvivere. Non andrò mai contro ordinanze e buonsenso”.
Io oggi sono nella sede del Comune che è anche il museo cittadino più importante. Non c’è nessuno.
Mai. Qui si fanno i paragoni con l’11 settembre ma mi creda, non esistono. È peggio della guerra del golfo, peggio di sempre.
Le do una notizia arrivata proprio pochi minuti fa: il presidente degli albergatori ha detto che siamo a 200 milioni di euro perdite. Siamo a meno 83 per cento, arrivano solo disdette, alcuni hotel hanno chiuso e i lavoratori sono a casa con ferie forzate. La prospettiva è che inizieranno anche licenziamenti.
Purtroppo Firenze è una di quelle due o tre città italiane che avendo l’attrattiva più forte ha anche la maggiore esposizione mediatica in questo momento. La Cnn ha fatto un servizio tre giorni fa sul Coronavirus e ha parlato di Firenze e Venezia. Ora milioni di persone pensano che qui non si possa scendere in strada a respirare.
Non passa giornata che non mi arrivino mail, messaggi, telefonate al limite della disperazione sia di imprenditori che di sindacati. È un problema democratico, domani incontreremo tutto il mondo del turismo, lì è in crisi tutta la filiera, dagli albergatori alle agenzie al settore gite scolastiche, la città è in ginocchio. Nel commercio le perdite sono meno 60 per cento. Questo nonostante Firenze non sia in nessuna fascia di allerta indicata dal governo.
Lo capisco, ma ieri ho incrociato un ragazzo per strada, mi ha detto che finalmente aveva trovato un lavoro, era felice, ora l’hanno mandato a casa, piangeva. Capisce lo stato d’animo?
Guardi io non voglio fare il fenomeno, ma sono preoccupato. Il Pitti è a giugno, abbiamo lanciato la proposta con Milano di fare Pitti e Salone del mobile contemporaneamente per il rilancio del Made in Italy, ma chissà come andrà. Ho chiamato oggi l’ambasciatore americano perché gli Stati Uniti hanno richiamato nel paese i 9000 studenti che abbiamo qui a Firenze, stanno andando via tutti, c’è un clima da evacuazione, io me la sento tutto addosso questa pressione.
Sono sindaco da sei anni, mai una situazione del genere non l’ho mai vista e mi fa molto soffrire, stanotte non ho chiuso occhio, c’è un grande senso di impotenza. Sto cercando di mantenere un equilibrio tra senso di responsabilità e bisogno di infondere speranza. Non è facile.
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