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    Coronavirus, Firenze in ginocchio. Il sindaco Nardella a TPI: “Non riesco più a dormire, anche gli Usa hanno richiamato 9mila studenti”

    Dario Nardella Credits: Ufficio stampa Comune di Firenze

    Il momento più difficile da Sindaco, con una grande responsabilità di far funzionare turismo, mobilità e cultura, nonostante l'epidemia: Nardella racconta la città ai tempi del Coronavirus

    Di Selvaggia Lucarelli
    Pubblicato il 3 Mar. 2020 alle 16:05 Aggiornato il 3 Mar. 2020 alle 17:03

    Coronavirus, Firenze in ginocchio: parla il sindaco Dario Nardella

    “Mi sono chiarito con Burioni, oggi tutto quello che si cerca di fare può sembrare sbagliato, si è combattuti tra l’esigenza di dare un po’ di ottimismo ai cittadini e la consapevolezza che l’emergenza sanitaria è la cosa più importante”. Il sindaco di Firenze Dario Nardella ha la voce meno brillante del solito e non nasconde di attraversare un momento difficile per l’emergenza Coronavirus che ha di fatto svuotato la città.

    La polemica di ieri, nata perché ha annunciato che a Firenze ci saranno musei gratis e aperti per tre giorni ed è stato rimproverato dal professor Burioni di aiutare così la diffusione del Coronavirus, lo ha stupito: “I musei erano comunque aperti da sempre, è stato un equivoco. La nostra iniziativa, quella dell’ingresso gratuito, era solo un modo per dare un’immagine più ottimistica del momento all’estero, perché questa città non è una zona a rischio. Di fatto però è vuota”.

     

    Suggerire l’aggregazione però è considerato sbagliato in questo momento a livello sanitario.

    Ho massima stima di Burioni ma a Firenze ci sono già scuole, teatri cinema aperti. Comunque i musei al momento sono vuoti, non penso che dopo questa iniziativa saranno pieni, rischi di assembramento non ce ne sono. Proviamo solo a sopravvivere. Non andrò mai contro ordinanze e buonsenso”.

    Quanto è deserta Firenze?

    Io oggi sono nella sede del Comune che è anche il museo cittadino più importante. Non c’è nessuno.

    L’aveva mai vista così?

    Mai. Qui si fanno i paragoni con l’11 settembre ma mi creda, non esistono. È peggio della guerra del golfo, peggio di sempre.

    Che dicono gli albergatori?

    Le do una notizia arrivata proprio pochi minuti fa: il presidente degli albergatori ha detto che siamo a 200 milioni di euro perdite. Siamo a meno 83 per cento, arrivano solo disdette, alcuni hotel hanno chiuso e i lavoratori sono a casa con ferie forzate. La prospettiva è che inizieranno anche licenziamenti.

    Non credo ci sia un modo per comunicare qualcosa di diverso all’estero, vista la situazione nazionale.

    Purtroppo Firenze è una di quelle due o tre città italiane che avendo l’attrattiva più forte ha anche la maggiore esposizione mediatica in questo momento. La Cnn ha fatto un servizio tre giorni fa sul Coronavirus e ha parlato di Firenze e Venezia. Ora milioni di persone pensano che qui non si possa scendere in strada a respirare.

    Lei come vive questo momento?

    Non passa giornata che non mi arrivino mail, messaggi, telefonate al limite della disperazione sia di imprenditori che di sindacati. È un problema democratico, domani incontreremo tutto il mondo del turismo, lì è in crisi tutta la filiera, dagli albergatori alle agenzie al settore gite scolastiche, la città è in ginocchio. Nel commercio le perdite sono meno 60 per cento. Questo nonostante Firenze non sia in nessuna fascia di allerta indicata dal governo.

    È ovvio, è un’allerta nazionale, forse mondiale, è come dire a qualcuno: ‘Vai in Cina al confine col Kazakistan. Lì è tranquillo’. Uno non ci va comunque.

    Lo capisco, ma ieri ho incrociato un ragazzo per strada, mi ha detto che finalmente aveva trovato un lavoro, era felice, ora l’hanno mandato a casa, piangeva. Capisce lo stato d’animo?

    Capisco, ma bisogna fare attenzione alla comunicazione adesso.

    Guardi io non voglio fare il fenomeno, ma sono preoccupato. Il Pitti è a giugno, abbiamo lanciato la proposta con Milano di fare Pitti e Salone del mobile contemporaneamente per il rilancio del Made in Italy, ma chissà come andrà. Ho chiamato oggi l’ambasciatore americano perché gli Stati Uniti hanno richiamato nel paese i 9000 studenti che abbiamo qui a Firenze, stanno andando via tutti, c’è un clima da evacuazione, io me la sento tutto addosso questa pressione.

    È il suo momento più difficile da sindaco, immagino.

    Sono sindaco da sei anni, mai una situazione del genere non l’ho mai vista e mi fa molto soffrire, stanotte non ho chiuso occhio, c’è un grande senso di impotenza. Sto cercando di mantenere un equilibrio tra senso di responsabilità e bisogno di infondere speranza. Non è facile.

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