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    Coronavirus, limite di velocità a 30 all’ora e tavolini dei ristoranti in strada: ecco come cambia Milano per la fase 2

    Credit: Ansa

    Il Comune ha presentato il documento Milano 2020. Strategia di adattamento, che ridisegna la città: dalla mobilità alla vita di quartiere

    Di Niccolò Di Francesco
    Pubblicato il 24 Apr. 2020 alle 20:06

    Coronavirus: ecco come cambia Milano per la fase 2

    Milano cambia pelle a causa del Coronavirus: oggi, infatti, è stato presentato un documento che ridisegna la città e riorganizza i suoi tempi in vista della fase 2. “Milano cambia ritmo”: è questo lo slogan utilizzato nel rapporto Milano 2020. Strategia di adattamento, che il Comune ha reso pubblico oggi e che sarà aperto alla partecipazione dei cittadini fino alla fine di maggio. L’obiettivo è quello di “spalmare la domanda di mobilità nell’arco delle 24 ore per non avere più orari di punta né sui mezzi pubblici”, né nelle strade, né nei negozi”. Inoltre, secondo quanto dichiarato dall’assessore all’Urbanistica Pierfrancesco Maran, è necessario prepararsi “ad eventuali fasi di contrazione di libertà o nuovi lockdown nei prossimi mesi” perché “il futuro non è neutro ma dipende molto da quello che faremo e decideremo come comunità”. Di seguito alcune delle misure fondamentali contenute nel rapporto.

    Smartworking e desincronizzazione degli orari

    Una delle prime misure sarà quella di consolidare lo smartworking come “sistema ordinario della prestazione lavorativa”. Gli uffici, a partire da quelli municipali, si dovranno adattare, motivo per cui la settimana prossima è previsto un incontro tra il Comune e “aziende multinazionali e partecipate, associazioni di categoria datoriali e sindacali”. Anche i negozi dovranno ripensare al proprio lavoro, dotandosi di strumenti digitali che evitino code o assembramenti. Inoltre andrà favorito l’acquisto e la consegna a domicilio, soprattutto per la clientela più anziana.

    Trasporto pubblico

    La vera rivoluzione riguarderà il trasporto pubblico. Ad illustrare le nuove modalità è stato l’assessore alla Mobilità, Marco Granelli: “I nostri mezzi potranno assorbire al massimo il 30 per cento delle persone che prima li adoperavano”. Su sedili e mezzanini, nelle carrozze e sulle fermate, ci saranno segni che aiuteranno tutti ad osservare il distanziamento sociale. Verranno incentivate, inoltre, altre modalità di spostamento: dalle biciclette alle moto fino agli scooter elettrici. Si implementerà lo sharing, mentre Ncc e Taxi saranno dedicati soprattutto alle persone maggiormente esposte al virus, come disabili e anziani. Il divieto di viaggiare oltre i 30 chilometri orari sarà esteso a numerose strade mentre dal 29 aprile partiranno i lavori per la costruzione di “altri 23 chilometri di piste ciclabili, che arriveranno a 35 entro fine anno. Si partirà in corso Venezia, dove una direttrice tutta ciclabile attraverserà Viale Monza per arrivare a Sesto Marelli”. A Corso Buenos Aires, considerato il “più grande centro commerciale all’aperto d’Europa”, verrà istituita una pista ciclabile per senso di marcia e ridotta la velocità dei veicoli.

    Negozi e ristoranti anche in strada

    I ristoranti di Milano potranno estendere i tavoli anche in strada, nei parcheggi antistanti e sul marciapiede. Per questo motivo verrà introdotto il “limite di velocità a 30 all’ora in maniera diffusa in città, per consentire l’incremento di spazi per tavolini a margine della carreggiata o in sostituzione di posti auto”. Dal momento che il “calo di capacità dei ristoranti e dei bar sarà drammatico”, l’assessore all’Urbanistica Maran sostiene che bisogna “garantire il fatto di espandersi all’esterno contribuirà a ridurre la distanza tra la capacità attuale e quella futura dei locali”, scongiurando enormi perdite economiche per queste attività. Anche librerie e altri generi di negozi potranno adattarsi.

    Tutto a portata di mano in 15 minuti

    Verrà incentivata la vita di quartiere perché “oggi dobbiamo fare in modo che in una distanza di poche centinaia di metri ci sia tutto quello che cui abbiamo bisogno”. L’idea, quindi, è che “ogni quartiere dovrà avere in sé la dimensione del lavoro, del consumo e della socialità”. Verranno realizzati dunque pedonalizzazioni temporanee nei quartieri dove c’è meno verde per consentire il gioco e lo sport dei bambini, mentre gli eventi culturali potranno essere organizzati proprio negli spazi pubblici. Verranno riaperti i parchi, ma con gli ingressi contingentati.

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