Coronavrius, Fase 2: cosa rischia il datore di lavoro se il lavoratore si ammala in azienda
La gestione della Fase 2, che prevede la riapertura delle aziende, richiede grande attenzione. Un contagio da Covid-19, infatti, potrebbe essere considerato alla stregua di un infortunio sul lavoro. “Se il dipendente richiamato al lavoro dovesse contrarre o ammalarsi di Coronavirus – spiega Giovanni Montanaro di Rödl & Partner colosso della consulenza legale presente in 49 paesi nel mondo tra cui l’Italia – il datore di lavoro o il suo delegato alla sicurezza potrebbero essere responsabili”.
“Ovviamente – continua l’esperto legale – affinché ciò sia configurabile è necessario da parte del denunciante dimostrare di aver effettivamente contratto il virus in azienda nonché, da parte dell’azienda, una violazione dei protocolli di sicurezza richiesti dalla normativa sull’emergenza Coronavirus”. Protocollo anti-contagio che fissa una serie di rigorose indicazioni (gestione delle distanze, adeguatezza dei dispositivi di protezione personale, igiene personale, sanificazione degli ambienti lavorativi, ecc.) che non solo devono essere organizzate, e le aziende proprio in questi giorni si stanno attrezzando in tal senso, ma soprattutto mantenute e continuamente monitorate.
“E quest’ultimo punto non è assolutamente da sottovalutare – spiega l’avvocato Montanaro di Rödl & Partner -, infatti è necessario non solo che le aziende siano in regola con tutte le misure richieste dalla normativa emergenziale e Testo Unico sulla Sicurezza attualmente in vigore, ma soprattutto è necessario un continuo monitoraggio volto a verificare che tali misure siano effettivamente rispettate. In ogni caso una condotta diligente evita responsabilità, di natura penale, amministrativa o civile nel caso di un contagio accidentale”.
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