Coronavirus, il farmaco sperimentale italiano Mavrilimumab riduce la mortalità
Un nuovo studio clinico dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, pubblicato sulla rivista Lancet Rheumatology, ha rilevato che l’anticorpo monoclonale mavrilimumab sembra essere efficace nel trattamento di pazienti affetti da Covid-19 con polmonite e iper-infiammazione sistemica in corso. A condurre la ricerca è Giacomo De Luca, reumatologo, con il coordinamento di Lorenzo Dagna, docente dell’Università Vita-Salute San Raffaele e primario dell’Unità Clinica di Immunologia, Reumatologia, Allergologia e Malattie Rare.
La sperimentazione fa parte del maxi studio clinico osservazionale su Covid-19 coordinato da Alberto Zangrillo, prorettore dell’Università Vita-Salute San Raffaele e direttore delle Unità di Anestesia e Rianimazione Generale e Cardio-Toraco-Vascolare, e da Fabio Ciceri, vice direttore scientifico per la ricerca clinica e docente di Ematologia e Trapianto di Midollo dell’ateneo. Lo studio è stato condotto su 39 pazienti con polmonite e infiammazione sistemica in corso, non sottoposti a ventilazione meccanica e ricoverati presso il San Raffaele di Milano tra marzo e aprile.
I risultati dello studio sono molto incoraggianti, nei pazienti trattati con mavrilimumab, dopo 28 giorni si è registrato un miglioramento clinico nel 100 per cento dei casi, rispetto al 65 per cento del gruppo di controllo. Un solo paziente ha avuto necessità (peraltro solo momentanea) di ventilazione meccanica, corrispondente all’8 per cento dei trattati, rispetto al 35 per cento dei pazienti del gruppo di controllo ma soprattutto non si è registrato nessun decesso tra le persone che hanno ricevuto mavrilimumab, mentre nel gruppo di controllo il 27 per cento dei pazienti non è purtroppo sopravvissuto alla malattia.
“Siamo stati in grado di dimettere i pazienti trattati con mavrilimumab in media 10 giorni prima rispetto al gruppo di controllo. Lo studio dimostra ancora una volta che la componente infiammatoria di Covid-19 gioca un ruolo fondamentale nelle forme gravi della malattia. Agire precocemente su questa componente può fare la differenza”, spiega De Luca, primo nome dello studio, in una dichiarazione riportata da Agi. Mavrilimumab è un farmaco sperimentale ad azione immuno-soppressiva. Agisce bloccando una molecola, chiamata GM-CSF, che viene prodotta dal sistema immunitario e costituisce uno dei primi anelli della catena infiammatoria. Il farmaco è al momento in sperimentazione per l’arterite a cellule giganti e uno dei centri coinvolti è proprio il San Raffaele, con il gruppo di Dagna.
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