“L’errore è stato non fermare prima l’economia”, dice Silvio Garattini, presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano. Parla dei numeri esorbitanti di contagi registrati in Lombardia, intervistato da Repubblica.
“Se nella nostra Regione i numeri sono così alti – spiega Garattini – è anche perché non hai fermato prima le aziende (come abbiamo sottolineato nella nostra inchiesta a firma di Francesca Nava: ESCLUSIVO TPI: Una nota riservata dell’Iss rivela che il 2 marzo era stata chiesta la chiusura di Alzano Lombardo e Nembro. Cronaca di un’epidemia annunciata). E comunque, anche se avevi deciso di tenerle aperte, non hai protetto i lavoratori, che continuavano a spostarsi per andare in fabbrica. Così si sono moltiplicati i contagi”.
“Non abbiamo protetto nemmeno chi lavora negli ospedali e nei luoghi di cura – si legge nelle parole del presidente dell’Istituto Negri – nelle case di riposo, negli studi medici. La prima linea — medici, infermieri, personale sanitario — ha fronteggiato l’onda di piena del virus senza avere attrezzature adeguate. Dov’erano i dispositivi? Adesso quella prima linea è falcidiata da malattie e, purtroppo, da decessi. Penso ai medici di base. Penso a strutture che si sono trasformate in camere di incubazione. Le maggiori infezioni avvengono in ambiente ospedaliero. A farne le spese sono state e continuano a essere le persone più fragili, gli anziani come me, ma anche persone un po’ più giovani”.
Bergamo è un caso a parte. Nel suo caso hanno inciso più fattori. “Il combinato disposto di più fattori l’ha trasformata in un terreno di guerra. Mancata chiusura del focolaio Alzano-Nembro, e dunque circolazione degli uomini e delle merci. Ospedali e personale non attrezzati a spezzare la catena dei contagi — vale il discorso dei dispositivi di protezione. Eventi di massa come la partita Atalanta-Valencia. I lavoratori delle fabbriche rimaste aperte andavano mappati. È vero che fare i tamponi a tutti i lombardi in questo momento è impossibile, ma bisognava farli a chi, sul posto di lavoro poteva essere contagioso”.
Alla salute si è preferita l’economia. Un grave errore. “Temo si dovrà prendere atto che, nel momento cruciale, alla tutela della salute si è anteposta l’economia, il lavoro, la produzione a tutti i costi. Se questo verrà confermato, sarà una lezione durissima sulla quale riflettere. La mancata attuazione della zona rossa in valle Seriana, nonostante l’allarme lanciato dall’Istituto superiore di sanità, fa molto pensare”, conclude Garattini.
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