Coronavirus, così le famiglie restano abbracciate nonostante la quarantena
Ci ricorderemo di questo periodo così buio nella storia dell’umanità anche per gli sforzi romantici delle famiglie che hanno dovuto dividersi, pur cercando i modi più teneri o creativi per rimanere in contatto. Famiglie che, come prima cosa, e questo è l’aspetto più malinconico, hanno dovuto proteggere gli anziani, decidendo quindi di isolarli per il loro bene. Per evitare che si ammalino e possano avere complicazioni.
Agnese ha un bimbo di 11 anni e vive a Civitavecchia. Sua mamma ne ha quasi 90 e fino all’arrivo del Coronavirus non sapeva neppure cosa fosse Skype. Hanno dovuto decidere di non vedersi più perché a 90 anni non è detto che il Coronavirus lasci scampo, ma alla nonna mancava il suo nipotino. Allora, a 90 anni suonati, si è messa di impegno per capirci qualcosa e adesso ha imparato a fare videochiamate in cui magari si vede più la sua fronte che il resto, ma lei può vedere il piccolo nipote sul seggiolone che le sorride.
Anna e Nicola hanno 67 e 65 anni, vivono a Frattamaggiore. Il loro nipotino di due anni, GiulioLeone, vive nel loro stesso condominio, ma da una settimana non possono più abbracciarsi e coccolarsi. Allora il piccolo va davanti alla portafinestra dell’appartamento a pianoterra in cui vivono i nonni e posa la manina sul vetro, “toccando” quella dei nonni, che lo salutano all’altra parte, chiusi in casa.
Aurora e Letizia sono due amichette di 8 anni, vivono a Trento in due appartamenti sullo stesso pianerottolo. Da quando non possono più vedersi si lasciano dei regali e dei bigliettini davanti alla porta di casa. Nell’ultimo Letizia le scrive: “Auri mi manchi tantissimo, possiamo scegliere tra queste idee: ciattare, mandarci lettere, mandarci braccialetti. Scegli quello che ti piace, metti la crocetta e ridammi il foglio”.
E poi c’è chi saluta i nonni o i genitori dai balconi, chi lascia loro la spesa nell’ascensore con un bigliettino, chi ha scaricato ai nonni whatsapp, chi parla con la mamma anziana al telefono, col vetro blindato della casa di riposo in mezzo. Insomma, la mancanza degli affetti si sconfigge come si può, aspettando il momento in cui ci riabbracceremo tutti. Senza la paura di fare male a qualcuno, soprattutto a chi proprio perché non ha ancora una vita da vivere, ha voglia di prendersi tutto il futuro che può.
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