Coronavirus, la dura campagna del sindaco di Cagliari: i cartelloni
“Quando mi hanno portato in ospedale, non pensavo che mi sarei ammalato proprio lì”, recita uno dei cartelloni apparsi nella città di Cagliari e fatti affiggere dal sindaco Paolo Truzzu per convincere le persone a restare in casa. “Meno parli, meglio è”, si legge ancora nella parte inferiore del manifesto.
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Scritte che hanno suscitato inevitabili polemiche, considerando che in Sardegna su 421 pazienti positivi al Coronavirus oltre 200 sono operatori sanitari. In totale nell’isola sono stati eseguiti 2.859 test, 22 dei quali in corso d’accertamento. I pazienti ricoverati in ospedale sono in tutto 99, di cui 19 in terapia intensiva, mentre 296 sono le persone in isolamento domiciliare. Il dato progressivo dei casi positivi comprende 5 pazienti guariti, più altri 6 guariti clinicamente.
Un fatto che ha provocato un ampio dibattito sui social tra chi condivide l’iniziativa del primo cittadino e chi è contrario. Tra le altri frasi che si possono leggere su questi manifesti troviamo ad esempio: “Quando hanno intubato mio padre ho ripensato a quella passeggiata che dovevo evitare”; “Meno usciamo, prima ne usciamo”; “Quando hanno portato mia madre in ospedale, ho capito che dovevo rinunciare alla corsa”, e ancora “Quando mio figlio è stato contagiato, ho capito che dovevo rinunciare a quella spesa inutile”.
Una campagna che possiamo definire in stile pro-life e che molti non hanno gradito, soprattutto tra i membri dell’opposizione di centrosinistra: “Chiediamo che il sindaco faccia rimuovere immediatamente i manifesti e si faccia promotore di una campagna informativa istituzionale semplice e diretta. I cittadini hanno bisogno di una comunicazione seria e trasparente, non di terrorismo. La cittadinanza di Cagliari non se lo merita”, fanno sapere in una nota.
In particolare la magistratura sta provando a fare chiarezza per capire come sia stato possibile che la maggior parte dei positivi in Sardegna siano operatori sanitari, pazienti o persone transitate al Santissima Annunziata di Sassari, in particolare dal reparto di Cardiologia, diventato epicentro della diffusione nell’isola. Al momento non ci sono iscritti nel registro degli indagati.
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