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    Coronavirus, il racconto di un bergamasco: “Mio padre è morto e non so neppure in quale città sia finito”

    Il racconto di Luca Fusco che ha creato un gruppo su Facebook per chiedere giustizia: "Chi non vive qui non può capire la situazione"

    Di Antonio Scali
    Pubblicato il 26 Mar. 2020 alle 09:16

     

     

    Coronavirus, lo sfogo di un bergamasco: “Qualcosa è andato storto, chiediamo giustizia”

    La Lombardia e in particolare la bergamasca sono tra le zone più colpite d’Italia dall’emergenza Coronavirus. Una situazione drammatica, per la quale è dovuto intervenire anche l’esercito per portare via le bare dei tanti morti causati dal Covid-19. A raccontare in un video postato su Facebook quello che sta vivendo in prima persona è Luca Fusco, 58 anni, commercialista di Bergamo.

    “Dodici giorni fa ho perso mio padre per il Coronavirus. Ancora adesso non so dove sia finito, se sia stato cremato o portato a Cuneo, a Ferrara o in quale città. So solo che non lo hanno nemmeno vestito: lo hanno semplicemente spostato dal letto e messo in una bara e ora non so nemmeno dove sia”, racconta l’uomo nel filmato.

    “Purtroppo non sono il solo a sopportare questo dramma. Chi non vive qui forse non può capire qual è la situazione: quando ci incontriamo abbiamo tutti un parente o un amico morto o in terapia intensiva. C’è da dire che i dati che vengono forniti probabilmente non sono reali, visto che le persone che muoiono in casa non vengono conteggiate”, aggiunge Fusco.

    Il protagonista del video ha inoltre creato un gruppo Facebook, chiamato “NOI Denunceremo – Dovranno pagare”: “Ho voluto creare questo gruppo perché non voglio che una cosa del genere si ripeta. Non vogliamo fomentare odio o aggredire nessuno: chiediamo solo giustizia. Qualcosa, quando il virus ha cominciato a diffondersi nella bergamasca, non ha funzionato. La Val Seriana non è stata chiusa, come chiesto dai sindaci della zona, e il Covid-19 ha iniziato a girare diventando incontrollabile. I forni crematori dell’ospedale di Bergamo sono al collasso, per cui dobbiamo portare i nostri cari in altre città per essere cremati. Vogliamo che quando tutto questo sarà finito qualcuno rispondi davanti a un giudice, perché ha sulla coscienza dei morti. Cerchiamo giustizia, non vendetta”.

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