Coronavirus, Borrelli: “La cifra reale dei malati è 600mila. Il rapporto di un malato certificato ogni dieci non censiti è credibile”
“Le misure di due settimane fa iniziano a sentirsi. Nelle prossime ore dovremmo vedere altri effetti, capiremo se davvero la curva della crescita si sta appiattendo. I numeri restano alti: 63 mila contagiati”. A parlare, in un’intervista a Repubblica, è il capo della Protezione Civile Angelo Borrelli. L’uomo che, da qualche settimana a questa parte, ha il grande onere di informare gli italiani sull’andamento della pandemia da Coronavirus in Italia, di leggere ogni sera alle 18 un bollettino che, negli ultimi giorni soprattutto, è stato sempre più allarmante e tragico. L’Italia ha superato il numero di morti a causa del Covid-19 della Cina, il Paese dell’epicentro dell’epidemia, e potrebbe ben presto superarne il numero di contagi; una proiezione, questa, che ha colto di sorpresa lo stesso Borrelli e che secondo lui fa emergere un dato di fatto, e cioè che all’inizio non si è stati abbastanza veloci a intervenire.
“Il numero dei casi lombardi è stato subito soverchiante – ha spiegato Borrelli al quotidiano – i medici si sono buttati nella cura e non hanno avuto più tempo di fare indagini”. “Fin dall’inizio ci sono stati comportamenti pubblici che hanno alimentato il problema nazionale”, ha detto il capo della Protezione Civile riferendosi alle persone che da Lodi sono tornate a Ischia portando il contagio sull’isola, come anche ai bergamaschi in vacanza a Palermo. In generale, secondo lui, “con un virus così rapido, gli atteggiamenti sociali sono stati decisivi”. Decisivi soprattutto guardando a quei 63 mila contagiati in Italia, che in realtà sono anche di più. “Il rapporto di un malato certificato ogni dieci non censiti è credibile”, il che fa schizzare la cifra degli infetti dal Coronavirus a 600 mila. E, dunque, se tale cifra è credibile, la domanda è se abbia senso leggere un bollettino “non veritiero”.
“Possono essere dati imperfetti – è stata la risposta di Borrelli – ma dal primo giorno ho assicurato che avrei detto la verità, è un impegno che ho preso con il Paese. Se ora ci fermassimo ci accuserebbero di nascondere le cose”. In ogni caso, al di là delle disquisizioni sui numeri, delle incoerenze sulle cifre, dei ragionamenti “col senno del poi”, il capo della Protezione Civile ha posto l’accento sulla questione più attualmente importante e urgente: il bisogno di nuovo materiale sanitario. “Dovremmo poter comprare i ventilatori da terapia intensiva nei supermercati, le mascherine ad ogni angolo – ha spiegato Angelo Borrelli – e invece stiamo faticando. India, Russia, Romania, Turchia: hanno bloccato le esportazioni. Vogliono essere pronti per i loro picchi. Siamo intervenuti con le ambasciate, ma temo che mascherine dall’estero non ne arriveranno più”. E’ dunque necessario che riparta “la produzione nazionale” e che l’Italia faccia scorte e “reinsedi filiere sul territorio”.
Si tratta di una necessità importantissima anche a fronte della situazione in cui ci si è trovati per, ad esempio, le mascherine, introvabili se non a prezzi folli. Prezzi di fronte ai quali si è trovata la stessa Protezione Civile: “Quando la richiesta è spropositata rifiuto l’ordine: non posso buttare i soldi dello Stato”, ha detto Angelo Borrelli facendo riferimento a un certo sciacallaggio di alcuni “broker internazionali senza scrupoli” che “si presentano agli amministratori delle aziende medicali con la valigetta dei contanti. Accaparrano e vanno a vendere allo Stato che offre di più”.
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