Coronavirus: per l’Istat ci sono 11mila morti in più collegabili al Covid-19
Oltre ai numeri dei decessi ufficiali per Coronavirus, secondo l’Istat nel periodo che va dal 20 febbraio al 31 marzo sono stati registrati 11.600 morti in più che potrebbero essere collegati al Covid-19, sia direttamente che indirettamente. È quanto sostiene l’Istat nel suo report, realizzato in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, sulla mortalità in Italia. “Esiste una quota ulteriore di circa altri 11.600 decessi – si legge nel rapporto – per la quale possiamo, con i dati oggi a disposizione, soltanto ipotizzare tre possibili cause: una ulteriore mortalità associata a Covid-19 (decessi in cui non è stato eseguito il tampone), una mortalità indiretta correlata a Covid-19 (decessi da disfunzioni di organi quali cuore o reni, probabili conseguenze della malattia scatenata dal virus in persone non testate, come accade per analogia con l’aumento della mortalità da cause cardiorespiratorie in corso di influenza) e, infine, una quota di mortalità indiretta non correlata al virus ma causata dalla crisi del sistema ospedaliero e dal timore di recarsi in ospedale nelle aree maggiormente affette”.
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“Una delle conseguenze più drammatiche degli effetti della epidemia – si legge ancora – riguarda l’incremento complessivo dei decessi. D’altra parte il dato dei morti riportati alla Sorveglianza integrata Covid-19 fornisce solo una misura parziale di questi effetti, essendo riferito ai soli casi di deceduti dopo una diagnosi microbiologica di positività al virus. Si tratta, pertanto, di un indicatore influenzato non solo dalle modalità di classificazione delle cause di morte, ma anche dalla presenza di un test di positività al virus”. Per quanto riguarda i numeri elaborati nell’indagine, i dati mostrano un aumento nazionale dei decessi (+49,4%) nel mese di marzo, evidenziando, però, situazioni molto diverse a seconda delle Regioni: se nella provincia di Bergamo i decessi sono aumentati del 568%, a Roma e provincia sono addirittura diminuiti del 9,4%. Ecco perché, secondo l’Istat, per “leggere correttamente” i dati sui casi positivi e i decessi per Coronavirus bisognerebbe parlare di “tre Italie”.
I dati riguardano il primo trimestre 2020 e si basano su 6.866 comuni (87 % dei 7.904 complessivi). Come detto, a livello nazionale, nel mese di marzo si registra in Italia il 49,4 per cento di decessi in più rispetto al marzo 2019. Tuttavia i decessi raddoppiano al Nord dove il Coronavirus ha maggiormente colpito, uccidendo in 38 province: 37 del Nord più quella di Pesaro-Urbino. Se si considera il periodo dal 20 febbraio al 31 marzo, infatti, i decessi sono passati da 26.218 a 49.351 (+23.133). All’interno di questo aumento vi sono province che, come anticipato, hanno pagato un prezzo altissimo. Si tratta di Bergamo (568% in più di decessi), Cremona (+391%), Lodi (+371%), Brescia (291%), Piacenza (+264%), Parma (+208%) e a seguire altre province del Nord Italia. Diversa la situazione al Centrosud dove si è registrata una diminuzione dei decessi pari all’1,8 per cento delle media dei cinque anni precedenti. A spiccare è il dato di Roma e provincia, che segna un -9,4%, ma anche quello di Napoli con un-0,9%.
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