Il coprifuoco è al centro del dibattito politico in questi giorni di prime riaperture. Si discute dell’effettiva utilità del limite di circolazione alle 22 e del superamento della misura dopo una valutazione a maggio dei dati epidemiologici. Il leader della Lega Matteo Salvini ha lanciato una raccolta firme contro la restrizione che il governo di cui fa parte ha stabilito, all’opposizione Fratelli d’Italia ne chiedeva l’abolizione e intanto il ministro della Salute, Roberto Speranza, difende la scelta di mantenere il coprifuoco alla 22: “Ci vuole prudenza. Se ci saranno le condizioni rivedremo la misura”. Insomma, il limite di circolazione è la restrizione che più divide la maggioranza di governo e il Paese.
Ora, però, arriva uno studio che conferma la sua utilità. La ricerca sul coprifuoco è stata condotta in 7 Paesi dalle principali università europee. Lo studio pubblicato in pre-print su MedRxiv, mostra che in Europa l’impatto del coprifuoco sull’indice Rt si aggira intorno al 13%.
Il titolo della ricerca è “Conoscere l’efficacia degli interventi dei governi in Europa contro la seconda ondata del Covid-19” e approfondisce le “misure non farmacologiche” messe a punto dai diversi Stati del Vecchio Continente in relazione all’indice Rt, il tasso di contagiosità del Coronavirus Sars-CoV-2 dopo l’applicazione delle misure anti Covid.
Secondo la ricerca, le misure più efficaci in questo senso ci sono le “business closure”, ovvero la chiusura delle attività commerciali che riducono l’Rt del 35%. La chiusura di scuole e università, invece, contribuiscono per il 7% al calo dell’indice. Su coprifuoco e mascherine, gli autori dello studio scrivono: “L’uso rigoroso di mascherine nei luoghi pubblici e il coprifuoco notturno hanno avuto un moderato ma statisticamente significativo effetto pari rispettivamente al 12 e 13%”.
La chiusura dei ristoranti, secondo lo studio, può ridurre l’indice di contagio del 12%. Uguale per i locali da ballo e le attività non essenziali, come parrucchieri e centri estetici. Pari al 3% la riduzione comportata dalle limitazioni poste a eventi culturali e alla chiusura di luoghi come zoo, musei e teatri. La riduzione più significativa dell’Rt si registra con le limitazioni agli incontri tra persone estranee al proprio nucleo famigliare, la riduzione sull’Rt è del 26%.
Gli autori dello studio precisano che “nessuna di tutte le misure cosiddette non farmacologiche può funzionare da sola”. La ricerca è stata condotta da alcune delle maggiori università europee: Oxford, Imperial College London School of Economy, Bristol, Copenaghen e Essen. All’interno del database sono confluite oltre 5.500 voci di intervento che corrispondono a 114 aree di analisi. La raccolta dei dati ha riguardato 7 Paesi: Austria, Repubblica Ceca, Germania, Inghilterra, Italia, Olanda, Svizzera nel periodo tra il 1 agosto 2020 e il 9 gennaio 2021.
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