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    Coprifuoco Lombardia: torna l’autocertificazione. Cosa c’è da sapere

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 20 Ott. 2020 alle 16:36

    Con l’approvazione della richiesta di coprifuoco da parte della Lombardia torna anche un documento tanto discusso (e odiato) che rimette indietro le lancette dell’orologio: l’autocertificazione. In Lombardia vige il coprifuoco dalle 23 (dalle 18 solo servizio ai tavoli nei locali) alle 5 per tre settimane. In quegli orari si potrà andare in giro solo per motivi di lavoro o comprovata urgenza: sarà il Viminale oggi a fornire tutte le indicazioni con una circolare ai prefetti, scrive il Corriere della Sera.

    Nel modulo si dovranno specificare ovviamente le proprie generalità e indicare per quale motivo ci si trova in giro oltre le 23. Nel caso si tratti di motivazioni legate al lavoro, nell’autocertificazione si dovrà specificare il luogo di destinazione, mentre in caso di comprovata urgenza bisognerà comunicare anche la durata dell’uscita e il motivo, oltre che la destinazione. Spetteranno poi alle forze dell’ordine gli eventuali controlli. Sabato e domenica stop agli acquisti nella media e grande distribuzione, esclusi i generi alimentari.

    “La Regione Lombardia sta mettendo a punto l’ordinanza” per il coprifuoco dalle 23 alle 5 del mattino “e poi vedremo se ciò permetterà di fare rientrare questa curva che si sta impennando con differenza tra alcune città e province. Devo dire che a Milano la situazione appare certamente più critica”, ha detto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, in un video sui social parlando della decisione presa dai sindaci lombardi con la Regione Lombardia.

    Secondo il sindaco di Milano “è chiaro che nessuno ha con precisione in testa come funziona la relazione causa-effetto, anzi. Sabato pomeriggio sono stato veramente a lungo al telefono con virologi e medici per farmi rappresentare la situazione e il quadro che ne viene fuori è molto differenziato – ha concluso -. C’è chi dice che dobbiamo convivere con questa pandemia e gestirla passo passo, e c’è chi vede il dramma subito, chi sta più nel fronte negli ospedali e sente la pressione dei propri medici e infermieri è molto più preoccupato perché rivede i fantasmi di marzo”.

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