L’accordo trovato in maggioranza sulla revisione del coprifuoco si basa su tre date chiave, e la decisione non arriverà prima del 14 maggio. È quel giorno che, in base alle aperture entrate in vigore il 26 aprile sarà possibile valutare l’impatto del ritorno della zona gialla sulla curva epidemiologica, e decidere l’eventuale spostamento del limite alla circolazione alle 23 o forse alle 24.
La decisione, come scrive Fiorenza Sarzanini in un articolo pubblicato oggi sul Corriere della Sera, avrà valore nazionale e dovrà quindi tenere conto anche delle Regioni in cui l’indice di trasmissibilità Rt è superiore. Per poterla prendere in sicurezza, serviranno tre monitoraggi con esito verso il basso: due della curva epidemiologica e uno dell’indice Rt.
Il primo di questi è in programma per domani, venerdì 30 aprile, ma il suo esito non sarà determinante, perché si baserà su dati che precedono l’entrata in vigore del nuovo decreto, ma servirà a stabilire i nuovi colori delle Regioni, individuando le aree maggiormente a rischio.
Il 7 maggio, a due settimane dalle nuove riaperture e a sei giorni dal weekend del 1° maggio, ci sarà una nuova, importante, verifica. Poi, una settimana dopo, si terrà il terzo e decisivo monitoraggio: sarà in base ai dati del 14 maggio che si deciderà se, a partire da lunedì 17 maggio, il coprifuoco si potrà spostare alle 23 o addirittura a mezzanotte.
Le decisioni sulle riaperture, dunque, saranno prese in base ai numeri di contagi, ospedalizzazioni e vaccinati, come già preannunciato dal presidente del Consiglio Mario Draghi, e non sulla base delle pressioni della Lega, in cui leader Matteo Salvini sta conducendo un duello con Giorgia Meloni per la guida del centrodestra, ed è deciso a non lasciare a Fratelli d’Italia la battaglia sul tema coprifuoco.
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