Sono sempre di più gli chef, i camerieri e i maitre che abbandonano il settore della ristorazione – pur con contratti a tempo indeterminato – per operare in settori come la distribuzione e la logistica, ritenuti più sicuri, anche a fronte di stipendi più bassi.
Lo rivela il vicepresidente della Fipe Confcommercio Aldo Cursano, che in un’intervista a Repubblica afferma che ci sono 140 mila posti di lavoro liberi nel suo settore. “I ragazzi oggi ci chiedono più tempo libero e qualità della vita – dice – non vogliono lavorare sei giorni di sera e poi nei fine settimana. Ma noi questo facciamo: lavoriamo quando gli altri si fermano. È una questione di approccio e mentalità, la pandemia ha cambiato tutto”.
Ad oggi, secondo Cursano, il settore conta 800 mila dipendenti: “Il 30% delle imprese non trova per mancanza di candidati, il 13,8% per l’inadeguatezza dei curricula. La figura più ricercata è il cameriere di sala (55 mila), poi cuochi e aiuto cuochi (30 mila), banconieri di bar (16 mila), banconieri di gelateria (10 mila). In almeno sette casi su dieci si richiedono esperienze pregresse nel settore e quindi una buona competenza”.
Nelle prossime settimane lancerà un “tour” nelle principali città italiane per mettere in contatto le scuole alberghiere e dell’enogastronomia con le agenzie di somministrazione. Pur non puntando il dito contro il reddito di cittadinanza, Cursano sostiene che la riforma proposta dal governo Meloni aiuterà il settore: “L’approccio che supera la logica dell’assistenzialismo è quello giusto. Perché quella logica ha solo complicato l’incrocio della domanda e offerta. Il lavoro in Italia c’è, i lavoratori no. Bisogna creare un percorso formativo, abbiamo bisogno di competenze. Diminuire l’entità del Reddito sarà uno stimolo a darsi da fare. Ho incontrato persone con le card gialle che venivano a farsi l’aperitivo di Stato, quando noi lavoratori ci alziamo alle 6 del mattino: è diseducativo”.