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    Confartigianato, imprese italiane dell’IA cercano 246mila lavoratori ma non li trovano: “Non abbastanza qualificati”

    Credit: AGF

    "La situazione peggiore è in Trentino Alto Adige”

    Di Andrea Lanzetta
    Pubblicato il 19 Mar. 2024 alle 11:51 Aggiornato il 19 Mar. 2024 alle 11:54

    Le piccole e medie imprese italiane, pioniere dell’intelligenza artificiale, sono alla ricerca di centinaia di migliaia di lavoratori ma non riescono a trovarli perché i candidati non sono abbastanza qualificati.

    L’allarme arriva da Confartigianato, secondo cui “la corsa alla transizione digitale” di 125mila su 134mila pmi del settore dell’Ia “è frenata dalla difficoltà di trovare personale qualificato”.

    Secondo un recente rapporto di Confartigianato, “nel 2023 le piccole imprese cercavano 449mila addetti capaci di gestire tecnologie relative a big data analytics, internet of things e robot”. “Su 449mila lavoratori con elevate ‘e-skill 4.0’ richieste dalle aziende, ne mancano all’appello 246mila, pari al 54,9 per cento”, ha fatto sapere l’associazione di categoria in occasione dell’annuale Giornata della Cultura Artigiana, prevista oggi a Pesaro per fare il punto sull’innovazione delle imprese e l’utilizzo dell’Ia. “La situazione peggiore è in Trentino Alto Adige e per i tecno-elettricisti”.

    Secondo l’associazione, “la ricerca di personale ha tempi medi di 3,3 mesi che possono superare un anno per trovare operai specializzati”. Tutto questo si traduce in un costo per le piccole imprese che Confartigianato quantifica in “10,2 miliardi di euro di minore valore aggiunto per le ricerche di manodopera che durano oltre 6 mesi”.

    Per far fronte alla carenza di personale, il 25 per cento degli imprenditori ha puntato sulla collaborazione con le scuole, soprattutto quelle ad indirizzo tecnico e professionale. Secondo Confartigianato, infatti, per il 72 per cento dei lavoratori necessari alle piccole imprese è richiesto un titolo secondario tecnico o con qualifica o diploma professionale o una laurea in materie scientifiche, tecnologiche ed ingegneristiche (STEM).

    Mentre le aziende hanno bisogno di lavoratori però, oltre 1,5 milioni di giovani non cerca un impiego: secondo l’associazione infatti un milione e 534mila italiani tra i 25 e i 34 anni risultano inattivi, un dato pari al 24 per cento della popolazione. “L’Italia è al primo posto nell’Ue per il peso dei giovani inattivi, con una quota quasi doppia di quella degli altri maggiori paesi europei: la Germania registra il 13,2 per cento, la Spagna il 12,5 per cento e la Francia l’11,7 per cento”, si legge nel rapporto. “In un caso su quattro (24,1 per cento) i giovani inattivi sono in possesso di un diploma di laurea. Nel Mezzogiorno il tasso di inattività dei giovani 25-34 anni sale al 36,8 per cento, vale a dire esattamente il doppio del 18,4 per cento del Centro-Nord”.

    Il settore dell’intelligenza artificiale, insomma, potrebbe dare lavoro a centinaia di migliaia di persone anche in Italia, persino nelle piccole e medie imprese. Ma il Paese non sembra ancora pronto.

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