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    Test farlocchi e corsi impossibili da migliaia di euro: la lettera-sfogo dei docenti che aspirano a una cattedra

    Credit: AGF
    Di Redazione TPI
    Pubblicato il 31 Mag. 2024 alle 12:45

    Riceviamo e pubblichiamo di seguito questa lettera inviataci da un gruppo di docenti del Veneto.

    Io e altri docenti del Veneto vorremmo segnalare quanto sta accadendo nel mondo scuola, in particolare riguardo al reclutamento docenti.

    1. Il nuovo sistema di reclutamento consiste nel superare un concorso (prova scritta + prova orale) che per essere ‘convalidato’ necessita di un corso abilitante oltre all’anno di prova. Nel frattempo, mentre chi vince il concorso ha un posto assicurato, i percorsi abilitanti appena varati sono fintamente “aperti a tutti” e prevedono corsi da 30, 36 o 60 Cfu in base alle singole esperienze professionali pregresse degli insegnanti.

    L’iscrizione ai corsi abilitanti, infatti, avviene per titoli, titoli che tra l’altro possono essere stati ottenuti anche con il palese mercato delle certificazioni. In questo caso la formazione è apparente, basta pagare e fare lo sforzo minimo per avere delle certificazioni.

    La cosa più grave è che se noi volessimo iscriverci a questo corso abilitante a Padova, ma anche in altre Università del Veneto, lo dovremmo fare a “scatola chiusa”. Non c’è un calendario: si sa solo che si inizia il 15 di luglio e che bisogna partecipare in presenza per una quota del 50%. Quindi si tratta di pagare dai 1.800 € ai 2.300 € (a Venezia se ne pagano 2.600), per 6 mesi di corso (da luglio a dicembre), senza sapere cosa si studierà e con quale tempistica.

    C’è un altro Ateneo, tra i primi a pubblicare i calendari, dove gli orari fino a settembre prevedono lezioni dalle 8:00 alle 19:00 (per un totale di dieci ore al giorno) mentre da settembre in poi le lezioni sono programmate nei weekend. Quindi se insegno non ho un giorno di pausa.

    La colpa non è degli Atenei ma del MIM (Ministero dell’Istruzione e del Merito, ndr), un Ministero che ha dato tempi strettissimi dimenticandosi completamente dei nostri “tempi umani”.

    Dopo una laurea (in qualche caso anche due), i 24 Cfu, in alcuni casi molti anni di insegnamento, il tempo speso a studiare per i concorsi, dobbiamo essere trattati in questo modo?

    Nel giro di pochi mesi dovremmo pagare una cifra altissima (nonostante i miseri stipendi), pensare a superare le prove orali, frequentare il corso abilitante e lavorare?

    Inoltre, seguendo tutte le scadenze e le imposizioni richieste, come possiamo dedicarci a fare il nostro lavoro in maniera dignitosa? Un lavoro che per altro, a parte i casi dei vincitori del concorso, rimane precario?

    Come potremmo noi preparare le lezioni, correggere le verifiche, studiare per la prova finale del corso, badare alla famiglia e far fronte a tutta la burocrazia che la scuola ci richiede con queste condizioni? Avendo “libero” solo qualche pomeriggio, tempo che solitamente noi docenti dedichiamo per la preparazione delle attività scolastiche.

    In un Paese civile i corsi abilitanti sono gratuiti e sono organizzati in maniera tale da migliorare il lavoro, non penalizzarlo.

    2. Fino a dicembre dell’anno scorso per accedere al concorso era necessario avere 24 Cfu. Questi 24 Cfu sono stati pagati tra i 500 e i 700 euro (senza parlare del mercato dei titoli e del modo con cui si sono conseguiti) e ora non valgono più nulla.

    Puoi solo farli riconoscere per ottenere un corso abilitante più breve (con lo stesso importo di quello completo) e il riconoscimento di tali Cfu talvolta si deve anche pagare circa 80€ Chi è già di ruolo, ma voleva abilitarsi in altra classe di concorso, ha avuto la possibilità di fare il corso abilitante da 30 Cfu da aprile a fine maggio (non tutti, altri devono ancora finire).

    Da molte testimonianze di alcuni docenti sono emersi esami finali farlocchi o già concordati con il docente e delle università che non hanno rispettato il 50% della quota di presenza, ma hanno fatto tutto online contravvenendo alla normativa. Di ciò non possiamo avere certezza, dato che si tratta appunto di testimonianze a noi pervenute, ma regola vuole che se la stessa cosa viene segnalata da più persone forse un principio di verità c’è. In alcuni gruppi ci sono docenti che stanno chiedendo ai partecipanti di stare zitti e non far emergere tutto ciò…

    Cordiali saluti
    Lettera firmata

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