Willy Monteiro Duarte, 21enne italo-capoverdiano è morto dopo essere stato massacrato di botte nella notte tra sabato 5 e domenica 6 settembre a Colleferro, vicino Roma. Secondo una prima ricostruzione, Willy era intervenuto per sedare una rissa in cui era coinvolto un amico. Nel tentativo di sedare gli animi Willy è poi divenuto l’oggetto su cui si è trasferita la violenza del branco. I quattro aggressori si sono accaniti sul ragazzo massacrandolo di botte e scappando subito dopo a bordo di un’auto di grossa cilindrata. Un pestaggio opera di un gruppo di coetanei, già noti alle forze dell’ordine e residenti nella vicina Artena.
Willy, figlio di una coppia di capoverdiani trasferitasi molti anni fa a Paliano e impegnata in una locale azienda agricola, era cresciuta nel piccolo centro della provincia di Frosinone ed era perfettamente inserita nel paese, dove giocava nella locale squadra di calcio.
Rintracciare i quattro aggressori è stato facile per le forza di polizia in quanto erano ben conosciuti nella zona. Hanno tutti precedenti: chi per lesioni, due per stupefacenti e non erano nuovi a risse, botte e minacce. Li avevano soprannominati la banda di Artena, paese nel passato era stato terra di briganti. Picchiavano, facevano paura, spavaldi e forti dei loro muscoli e tatuaggi.
Come riporta il Messaggero, i fratelli Gabriele e Marco Bianchi, 24 e 26 anni, sono patiti di arti marziali, campioni di Mma, una delle discipline più dure e violente del combattimento in cui si usano calci e pugni. Come quelli che hanno rifilato uno dopo l’altro, in una sequenza mortale, al giovane Willy. Incuranti che fosse caduto a terra, hanno continuato a infierire. Poi se ne sono tornati come se nulla fosse a bordo della Audi Q7 nera con cui erano andati a Colleferro, al Nai Bistrot di Artena, un locale di famiglia, a bere birra come al solito. Ed è lì che il comandante della stazione dei carabinieri di Colleferro è andato subito a cercarli sicuro di trovarli. Erano stravolti, come si dice nei verbali, apparivano in evidente stato di alterazione psicofisica.
“Erano appena usciti da un locale e stavano tornando alla macchina quando si sono accorti di una rissa in corso. Mio figlio e Willy si sono avvicinati per calmare gli animi ma quelle persone, delle bestie perché solo così si possono definire, hanno iniziato ad aggredire anche loro e quelli che erano intervenuti. Mio figlio ed altri sono riusciti a scappare, il povero Willy è rimasto a terra. Lo hanno pestato a sangue e preso a calci in testa. Cinque contro uno. Vigliacchi. Mio figlio era molto amico di Willy ed è sotto shock”, racconta il papà del ragazzo scampato all’aggressione. “Quel povero ragazzo è morto perché si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato”, ha concluso l’uomo.
Il sindaco di Colleferro, Pierluigi Sanna, ha annunciato che il comune si costituirà parte civile nel processo: “Perdere le parole per me è molto raro, eppure da questa mattina mi rimangono in gola senza riuscire ad arrivare alle labbra – ha scritto su Facebook – La nostra città e tutto il territorio sono abitati da gente per bene, da lavoratori e studenti; la nostra terra non può accettare la ferocia, la violenza ingiustificata, la sete di morte”.
“È un omicidio barbaro, un ragazzo che tenta di dividere non può morire in quel modo. A quanto pare un calcio sulla testa è stato fatale, Willy era esile, accanirsi in 4 significa non lasciargli scampo. Devo sentire il sindaco, ho sentito l’ambasciatore di Capoverde, la mia comunità, NiBi, stiamo cercando di capire cosa fare. Vogliamo organizzare un atto simbolico, non violento, perché tutto questo non deve più accadere. Siamo disposti a mettere a disposizione gli avvocati a supporto delle famiglie. Le pene dovranno essere esemplari. Lo Stato deve dimostrarsi forte”. Lo spiega a TPI Paolo Barros. Barros, 31 anni, madre capoverdiana e padre della Guinea, è consigliere comunale a Roma, ex M5S.
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