“Leggere i commenti sui social è stato psicologicamente devastante, ma ci hanno minacciate di prendere il lanciafiamme anche in piazza a Codogno”. Alessandra commenta così il fiume di insulti che è piombato addosso a lei e a sua sorella Arianna, colpevoli di una protesta pacifica. Hanno 22 e 18 anni e la loro colpa è stata quella di esibire due cartelli quando sabato 27 giugno Matteo Salvini si è presentato per il suo “tour” a Codogno. Cartelli legittimi, con su scritto: “Non ci rappresenti” e “Non si specula sui morti”. Le due sono state fotografate e la foto è stata ripresa dall’Ansa. La senatrice leghista Roberta Ferrero, una che ha reso la sua pagina un concentrato di becerume vario, tra slogan leghisti e campagne anti-immigrati, ha postato la foto delle ragazze ben consapevole di quello che avrebbe scatenato e da quel momento è partita la valanga di insulti ad Alessandra e Arianna.
La madre delle due, Antonia Rizzi, insegnante di lettere e ora preside, ha scritto un lungo messaggio su Facebook in cui le difende: “Le mie figlie, essendo donne, sono state invitate a prostituirsi, a mettersi a disposizione dei migranti sui barconi per prestazioni varie. Molte persone che non conosciamo ci hanno minacciato di morte, ci hanno esortate al suicidio. Padri di famiglia, nonni che sui loro profili postano le foto dei nipotini, si sono offerti di ‘sbatterle come tappeti’. E moltissime donne le hanno insultate per il loro aspetto, per i loro vestiti. Qualcuno ha scritto che sicuramente la loro madre (io) si prostituisce sulla Binasca e che il loro padre (mio marito Alberto) si sfonda di canne nei centri sociali. Vi allego il link al post dalla pagina Facebook di una senatrice della Repubblica italiana, se avete la voglia e lo stomaco di leggere quello che oltre 1.300 persone hanno avuto il coraggio di scrivere contro due ragazze giovanissime, che non hanno fatto nulla di male. Io non mi rassegno. Siamo state dai Carabinieri e ora presenteremo una denuncia”.
Parlo con Alessandra, la figlia ventiduenne che era in piazza con uno dei due cartelli: “Abbiamo saputo che Matteo Salvini sarebbe venuto a Codogno e volevamo far passare il messaggio ‘Codogno non è solo Lega’. Non ci aspettavamo assolutamente di essere fotografate, non volevamo visibilità, come qualcuno ha scritto. Mia sorella ha appena finito il liceo, io studio all’università”.
Qual è stato il post che ha scatenato più insulti?
Quello della senatrice Roberta Ferrero, sicuramente. Quando abbiamo visto la nostra foto postata sulla sua pagina Facebook e Instagram eravamo sconcertate.
Come è stato leggere i commenti? Ce ne sono migliaia sotto quel post.
Leggere i commenti è stato psicologicamente devastante. I peggiori sono stati quelli a sfondo sessuale perché hanno dimostrato ancora una volta quanto il nostro paese sia ancora retrogrado e misogino. Pensiamo che ognuno sia libero di manifestare la propria opinione, uomo o donna che sia.
A Codogno c’è stata solidarietà?
Non è mancata ieri sui social. Vorrei far notare però che anche durante la manifestazione stessa, mentre io, mia sorella e altre ragazze e ragazzi eravamo in silenzio, siamo stati attaccati duramente. Alcune persone presenti ci hanno insultate, criticate e detto “vi lanciamo un lanciafiamme” (testuali parole). Tutto questo ci fa capire comunque che, come è facile per le persone che ci hanno insultate con epiteti orribili farlo nascoste dietro una tastiera, così è facile per chi ci ha criticate domenica esprimere solidarietà con un messaggio.
Vostra madre vi ha difeso pubblicamente e ha annunciato denunce, ammirevole.
Penso che nostra madre avesse tutti i diritti di arrabbiarsi. Non sappiamo ancora come procederemo, sicuramente tutti i messaggi offensivi che abbiamo letto sono stati stampati e consegnati alla polizia postale. Vorremmo in questo modo lanciare un messaggio: non si può scrivere sotto una foto tutto quello che si vuole. Una persona ha il diritto di esprimere la sua opinione, deve esprimerla, sempre in modo pacifico e non offensivo, come noi abbiamo fatto. In più vorremmo dire a chi ci ha oggettivate in quanto donne che l’era della sottomissione delle donne in teoria dovrebbe essere finita da un po’. Siamo nel 2020. Noi donne vogliamo studiare, vogliamo essere libere di indossare una gonna quando vogliamo. Vogliamo essere trattate come esseri umani, non vogliamo più essere solo una macchina riproduttiva. Abbiamo delle idee e delle opinioni, le esprimiamo e dobbiamo essere rispettate.
Cosa vorresti dire alla senatrice Ferrero, che ha postato la vostra foto, la foto di una ragazza di 22 e di una di 18 anni e il commento sarcastico “Foltissimo gruppo di contestatori a Salvini a Codogno”?
Che la propaganda che fomenta l’odio, come quella che lei ha fatto, è di una pochezza allucinante. La invito quindi a trovare delle argomentazioni un po’ più serie di una foto di due ragazze con due cartelli in mano. Vorrei che si ricordasse poi che il numero dei contestatori è relativo. Anche una persona sola è contestazione.
Tua sorella ha solo 18 anni, come la sta vivendo?
Sì, infatti era la sua prima “manifestazione politica”. Ed è andata così. Per me era la seconda, ero andata anche l’anno scorso a Pavia con altri ragazzi. Ma comunque mia sorella è molto intelligente e ha la capacità di capire. Certo, vedere scritte quelle cose è stato pesante.
Mi sembra di capire che siate state educate nel migliore dei modi.
È merito di mia mamma e di mio padre se io e mia sorella ci siamo sentite libere di esprimere la nostra opinione. Credo che qui non si tratti più di politica, comunque, infatti noi rispettiamo chi non ha le stesse nostre idee. Quegli insulti sono sessismo e odio represso. E scatenati grazie al classico modus operandi della Lega: prendere una foto di due ragazze (che potrebbero anche essere minorenni), sbatterla sui social senza insulti ma con una leggera dose di ironia e poi lasciar fare tutto alla massa.
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