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    Cloe Bianco, la prof transgender che si è tolta la vita: la procura archivia il fascicolo

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 14 Dic. 2022 alle 13:23

    Cloe Bianco, la prof transgender che si è tolta la vita: la procura archivia il fascicolo

    La Procura di Belluno ha archiviato l’inchiesta aperta dopo il suicidio di Cloe Bianco, la prof transgender di 58 anni che lo scorso giugno si è tolta la vita nella sua roulotte parcheggiata nei boschi tra Auronzo e Misurina. Nessuna istigazione al suicidio, secondo la Procura.

    Il caso mediatico e giuridico

    Lo scorso giugno, Luca Bianco, di Marcon in provincia di Venezia, decise di presentarsi a scuola vestito da donna, annunciando ai suoi studenti che quella sarebbe stata la sua nuova identità: Cloe Bianco.

    Cloe insegnava all’istituto Scarpa-Mattei di San Donà di Piave. Quella sua scelta, presa dalla sera alla mattina divenne un caso mediatico. E giudiziario: l’Ufficio scolastico regionale aprì subito un procedimento nei confronti della prof transgender, per le modalità con cui la sua scelta venne comunicata agli studenti.

    Seguirono altre traversie, sempre di tipo disciplinare, e dopo due anni Cloe Bianco decise di smettere di insegnare. La sua vita è scivolata verso l’isolamento, fino all’ultimo atto, con il suicidio preceduto da una lunga lettera pubblicata sul blog personale.

    “Una donna brutta non ha a disposizione le opportunità per raccontarsi, offerte dalla vita. Si tratta d’esistere sempre sommessamente, nella penombra. In punta di piedi, sempre ai bordi della periferia sociale, dov’è difficile guardare in faccia la realtà. Io sono brutta, decisamente brutta, sono una donna transgenere”. Un testamento di dolore in cui traspariva tutta la sofferenza provata negli ultimi anni.

    Caso archiviato

    Il suicidio di Cloe Bianco è stato subito trattato con la massima attenzione, per via di un precedente avvenuto 7 anni fa. In seguito al rogo della roulotte, il pm Marta Tollardo, in accordo con il procuratore capo di Belluno Paolo Luca, ha ordinato il test del Dna sui resti del corpo, reso irriconoscibile dalle fiamme.

    Le indagini, come ricostruisce il Corriere del Veneto, non hanno individuato alcuna circostanza che lasci pensare possano esserci profili di responsabilità da parte di altre persone. Nessuno avrebbe spinto Cloe Bianco a suicidarsi.

    O meglio: non è stato possibile attribuire nomi e cognomi all’isolamento che ha spinto Cloe Bianco a farla finita. Per questo motivo la Procura ha deciso di archiviare il fascicolo, rimasto fino alla fine senza ipotesi di reato.

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