Gli ha urlato: “Cosa hai fatto? Che hai combinato?” quando ha visto arrivare il compagno, Filippo Ferlazzo, sporco di sangue con in mano un telefono che non era il suo. A raccontarlo è Elena D., 45 anni, la fidanzata dell’aggressore che a Civitanova Marche ha ucciso Alika colpendolo prima con la stampella e poi a mani nude. “Lui mi ha risposto piano all’orecchio, quasi sussurrando: “andiamo, ho picchiato uno” – ha detto la donna, come si legge sul Corriere della Sera – Io ferma là in Corso Umberto I davanti a quell’uomo per terra che i medici stavano cercando disperatamente di rianimare. Pregavo dentro di me che si risvegliasse, ma poi ho capito che non c’era più niente da fare”.
Elena, che è di Civitanova e viveva con Filippo da qualche mese, ha ricostruito i tragici momenti di venerdì 29 luglio davanti alla polizia. Ha spiegato che lei e il compagno hanno incontrato Alika a duecento metri dal luogo dell’aggressione. “Quel signore con la stampella è venuto verso di noi e ci ha chiesto dei soldi, mi ha preso per un braccio. Ma lì per lì non è successo niente, io mi sono divincolata senza problemi, non ero affatto sconvolta e così siamo andati avanti per la nostra strada, fino a un negozio di abbigliamento”, ha raccontato la donna agli investigatori, come si legge ancora sul Corriere. Filippo però sarebbe rimasto fuori, secondo la testimonianza, e quando Elena è uscita per chiamarlo perché aveva trovato il modello di pantaloni che cercavano per lui, era ormai scomparso. Era tornato indietro per aggredire Alika.
La donna ha anche raccontato: “(Filippo ndr) Non tollerava l’idea che qualcuno o qualcosa potesse farmi del male. Questo però ingenerava a volte la sua aggressività, la sua iracondia. Ma mai fino a questo punto”.