“Dopo aver bevuto vodka, era offuscata”: le parole di una delle amiche della presunta vittima di stupro avvenuto nella villetta di Cala di Volpe da parte del gruppo di ragazzi formato da Ciro Grillo, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria, potrebbero segnare una svolta nel processo.
“Ricordo di alcune foto di lei – ha detto ancora l’amica in aula – in reggiseno davanti allo specchio, sia frontalmente che di profilo, in cui si vedevano chiaramente alcuni lividi sul costato a sinistra, sulla scapola destra e sulla coscia all’altezza del bacino lato destro. Ricordo che mi scrisse di avvertire anche dolori alle parti intime”.
Oggi ha aggiunto che “non riusciva ad urinare”. Elementi che rischiano di compromettere la situazione degli imputati, accusati anche per violenza sessuale ai danni di un’altra ragazza quella stessa sera. Le due ragazze erano in vacanza in Costa Smeralda. Da quel giorno la studentessa italo-norvegese non è più la stessa.
“Mia figlia dopo quei fatti è una persona diversa, un corpo che cammina. Alla sera ogni tanto mi guarda e dice che è stufa di respirare”, ha raccontato la madre. Per l’avvocata Giulia Bongiorno, che tutela gli interessi della ragazza al processo, queste dichiarazioni “sono il riscontro dell’autenticità di quanto dichiarato dalla mia assistita e del fatto che l’avevano costretta a bere”.
Gli imputati – difesi da Andrea Vernazza, Enrico Grillo (cugino del garante del Movimento 5 Stelle), Gennaro Velle, Ernesto Monteverde, Alessandro Vaccaro, tutti del Foro di Genova; Mariano Mameli ed Antonella Cuccureddu di Sassari – dicono invece che si è trattato di un rapporto consensuale.