“Amore di papà, so che non potrai leggere e rispondere a quello che scrivo, ma il mio cuore vuole comunicare con la tua anima. Ascoltami figlia mia, la tua vita è stata interrotta ad una tenera età. Papà non ti dimenticherà mai. Fintanto che il suo cuore batterà, continuerai a essere il primo pensiero del giorno. Ho grandi progetti per fare in modo che tu possa essere sempre ricordata ed essere un valido aiuto per gli altri. Ciao amore mio, ti amo”.
Piero Carta, il vigile urbano di Oristano, padre di Chiara, la 13enne uccisa a coltellate dalla madre, si sfoga sui social dopo quanto avvenuto sabato pomeriggio a Silì. Non si dà pace per la morte della ragazzina.
Sarà l’autopsia, in programma domani all’ospedale San Martino di Oristano, a fare chiarezza sulle cause esatte della morte. Ma i primi riscontri che emergono sono drammatici: la donna avrebbe inferto almeno 20 coltellate alla ragazzina, che avrebbe poi strozzato con il cavetto di ricarica del cellulare.
“Eravamo consapevoli dello stato di disagio della donna e già nel 2015, dopo il suo ricovero per problemi psichici, avevamo presentato istanza perché venisse dichiarata incapace di intendere e di volere, ma l’istanza è stata rigettata perché la donna ha presentato un certificato medico che la dichiarava idonea all’affidamento della figlia”, racconta all’Ansa l’avvocato Filippo Cogotti, che tutela Piero Carta, il padre di Chiara.
“La ragazza si era avvicinata di nuovo al padre — spiega l’avvocato Cogotti — ed era nostra intenzione ad aprile, quando sarebbero decorsi i termini per il divorzio, presentare una nuova istanza di affido. Ma c’è anche dell’altro: Chiara al compimento dei 14 anni, il prossimo 24 marzo, avrebbe potuto esprimere la sua preferenza davanti al giudice e decidere se stare con la madre o con il padre”.