Erano alla testa della piazza, ma non erano la piazza. Da mesi agiscono da avanguardia, sfruttando il malcontento di quella parte di Italia incattivita dalla pandemia. Roberto Fiore e il suo figlioccio Giuliano Castellino, i leader del movimento neofascista arrestati dopo l’assalto alla sede della Cgil, hanno deciso di utilizzare questa parte del Paese, minoritaria ma rumorosa, per trovare nuova agibilità politica, visibilità mediatica e un qualche seguito popolare.
Per loro l’epidemia è stata un’occasione, dopo gli insuccessi elettorali del 2018 e 2019 – con risultati da zero virgola – e un mondo di estrema destra che guardava con maggior favore a CasaPound, ma soprattutto alla Lega e a Fratelli d’Italia. La vita di Fiore, 62 anni e 11 figli, è un insieme di militanza e affari: nel 1979, appena ventenne, insieme a Gabriele Adinolfi – che in anni più recenti sarà l’ideologo di CasaPound – fonda Terza Posizione, una sigla della destra extraparlamentare il cui nome ritorna in alcuni tragici fatti degli anni di piombo…
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