Centocelle in strada per dire no a speculazione, gentrificazione e criminalità
Il senso di smarrimento lascia il posto alla rabbia. E la rabbia lascia il posto all’energia. Una combattività forte, che spiazza. 90enni con i foulard tricolori dell’Anpi camminano accanto a bambini piccoli, mamme col passeggino, studenti fuori sede, signore nate nel quartiere quando Centocelle aveva ancora, neanche troppi decenni fa, le strade in terra battuta. È questo quello che è andato in scena nel festante corteo che da piazza dei Mirti, nel quadrante Est della capitale, è arrivato al parco Madre Teresa di Calcutta, nella serata di giovedì 14 novembre. La seconda passeggiata di autodifesa, a una settimana dalla prima, dopo gli incendi contro la Pecora elettrica e il Baraka bistrot, ha chiamato a raccolta migliaia di persone, di cittadini comuni che non si vogliono arrendere alla paura, ma vogliono difendere il loro quartiere.
Si chiede sicurezza. E si chiedono servizi. Una sicurezza che non arriva dalla militarizzazione delle strade, ma dagli stessi cittadini, primo presidio di legalità. Cittadini che vivono le strade, che le popolano, che escono dalle case e fanno comunità. Una parola ripetuta fino allo sfinimento dal microfono a cui si sono alternati i semplici cittadini di Centocelle, lungo tutta la marcia pacifica che ha attraversato le strade del quartiere.
Nelle ultime settimane attentati incendiari hanno sconvolto il quartiere. Gli abitanti con cui abbiamo parlato erano concordi nel dire che una cosa del genere non l’avevano mai vista, nulla di più estraneo per un quartiere popolare che negli ultimi anni ha visto un fermento culturale, ma anche economico e sociale non indifferente. Chi ha interesse a squarciare tutto questo? A chi da fastidio quello che è diventata Centocelle? E soprattutto, a chi fa gola un quartiere dove da poco è arrivata la Metro C e i locali e le attività commerciali sorgono a ritmi sempre più elevati? Sono le domande che abbiamo intercettato, tra un coro e un altro, nel bel mezzo della marcia. Si parla di mercificazione. “Centocelle è diversa dal Pigneto, da San Lorenzo, da tutti quei quartieri dove la gentrificazione è in atto ormai da anni”, ci dice un cittadino del quartiere.
Non si sa chi ha appiccato il fuoco, sarà compito degli inquirenti indagare. Ma la miccia che quegli incendi hanno innescato va ben oltre: ha chiamato a raccolta i cittadini di tutte le età, ha risvegliato un senso di appartenenza e una voglia di riprendersi gli spazi urbani.
“Quello che è successo al Baraka bistrot è un punto di non ritorno”, dice un membro dell’Assemblea dei cittadini di Centocelle.
Il tema più ricorrente, a sentire gli abitanti del quartiere, è quello dei servizi. Illuminazione pubblica, trasporti, consultori, scuole, punti di aggregazione. Niente di più si chiede all’Amministrazione pubblica. A chi fa gioco che le città e i parchi restino deserti? A chi fa gioco diffondere quel senso di paura e rassegnazione che un attentato col fuoco inevitabilmente porta con sé? Sono domande a cui si fa ancora fatica a dare una risposta.
Dopo l’incendio alla Pecora elettrica c’è stata una calata massiccia delle forze dell’ordine, una retata in grande stile, che oltre a fermare qualche automobilista, non si è accorta che a 50 metri davano fuoco al Baraka, un altro dei locali che fanno parte della vita di questo quartiere. Noi diciamo che questo quartiere si difende da solo, che la sicurezza è fatta dai suoi abitanti. In queste strade ci stanno i figli e le figlie di Centocelle. C’è quella comunità che non ci sta a lasciare campo libero alla speculazione. Qualcuno ha visto che Centocelle inizia a diventare non più un terreno periferico, ma un luogo che può fruttare sul mercato. E allora si attirano gli investimenti, gli imprenditori, e anche gli interessi loschi che per avere campo libero vanno a bruciare locali e a rovinare la vita a famiglie che provano qui uno spazio dove poter vivere”, dice un altro cittadino del quartiere.
La lettura che in tanti stanno dando in questo momento del fenomeno Centocelle è che ci sia qualcuno, criminale, a cui non va bene che adesso che Centocelle sta “fruttando” e può portare affari e denaro, resti nelle mani dei suoi abitanti, dei suoi lavoratori. Una speculazione che punta al mercato immobiliare e a quello delle attività economiche. È da questo che è necessario difendere il quartiere, autodifendersi. “Il quartiere i suoi abitanti non lo lasciano a nessuno”, dice un altro abitante.
La partecipazione è enorme, non ci sono bandiere, non ci sono simboli. Una mobilitazione che ha messo insieme diverse anime del quartiere: dai movimenti per la casa alle associazioni per la legalità, dalle famiglie agli attivisti delle reti antifasciste. Un mix che variegato, che convive e si fa spalla a vicenda. Tanti gli appelli all’unità: rimaniamo insieme, solo così possiamo fare fronte comune davanti all’illegalità e alla mercificazione del nostro quartiere, si sente dire da più parti.
E intanto risuona come un ritornello la domanda: chi ha interesse a mettere le sue mani sporche su Centocelle?
Qui una serie di link utili per capire cosa sta succedendo a Centocelle:
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