Se c’è un mercato in forte ripresa, dopo gli anni difficili della pandemia, è sicuramente il settore turistico. Specie nelle grandi città, si assiste a un boom di presenze e di richieste nelle strutture ricettive, in particolare per quanto riguarda gli affitti brevi.
Si sviluppano così interessanti opportunità lavorative, grazie allo sviluppo di nuove competenze. Un significativo caso di self empowerment è quello di Celeste Lai, che ha creato a Roma un’attività di Personal Interior Decorator & Luxury Host. Di che si tratta? A TPI spiega: “Il mio lavoro consiste nell’arredare al meglio gli appartamenti e successivamente gestirne l’uso per affitti brevi”. Il tutto preservando e anzi valorizzando l’anima e la storia che caratterizza ogni immobile.
Romana, laureata alla Facoltà di Architettura, Celeste Lai ha deciso di mettere le sue competenze a servizio dell’interior design e dell’hospitality di lusso, creando nel 2018 Celeste’s Place. Con la sua attività Lai offre un servizio di consulenza su misura ai proprietari di appartamenti di lusso in centro a Roma, rinnovandone completamente l’arredo, in modo da esprimere al meglio la personalità dello spazio abitativo.
A quel punto il proprietario della casa può decidere di darle in gestione anche l’affitto dell’appartamento, e in quel caso sarà lei a occuparsi dell’hospitality, creando esperienze uniche e su misura per i turisti affittuari, sempre con in mente un preciso intento di sostegno a un turismo consapevole.
Tutte le strutture gestite da Celeste Lai, infatti, sono 100% plastic free e gli itinerari personalizzati che crea per ciascun turista-cliente sono all’insegna del risparmio di carburante e del rispetto ambientale.
Chi ha un appartamento può optare anche solo per l’attività di consulenza di arredo e decidere di gestire da sé l’affitto. Un caso esemplare, dunque, di self-made woman, con un’attività che va avanti con successo da cinque anni, come dimostra il numero crescente di clienti, sia dal lato dei proprietari d’appartamenti di lusso, sia per quanto riguarda i turisti, provenienti prevalentemente dal Nord America. A TPI Celeste Lai racconta così i segreti del suo lavoro.
Da dove nasce la necessità di diventare personal interior decorator?
“Per me la passione per il design nasce dalla voglia di cambiare e plasmare lo spazio che ci circonda, in modo da rendere la nostra vita più felice attraverso un ambiente che rappresenti la nostra unicità”.
In cosa consiste il suo lavoro?
“Il mio lavoro consiste sostanzialmente nell’arredare appartamenti adibiti ad affitti brevi e nella successiva gestione di questi affitti. La cosa più bella è che ogni casa ha la sua anima e la sua storia, che devono essere preservate e valorizzate. La sfida e la parte più interessante del mio lavoro è proprio quella di far emergere lo “spirito” di ciascuno spazio, come si può vedere nelle foto degli appartamenti che curo sul mio sito celestesplace.it”.
In che modo ritiene che un buon arredo influisca sulla vita delle persone?
“È fondamentale. I colori, i tessuti, i materiali, la luce artificiale e naturale, i vuoti ed i pieni influenzano il nostro modo di vivere e quindi di pensare. Faccio un esempio banale: una stanza vuota e buia trasmette tristezza, a dispetto di un ambiente ricco di luce; una stanza troppo piena e colorata può essere disturbante e trasmettere angoscia. Un arredo che ci rappresenta e che sia funzionale ed armonico con la nostra vita influenza quindi positivamente le nostre giornate”.
Un arredo di gusto è prerogativa solo di chi ha molto tempo a disposizione e risorse economiche per realizzarlo?
“Un arredo di gusto è prima di tutto un’educazione alla bellezza: saper riconoscete le cose belle e funzionali è un esercizio che non ha nulla a che fare con la disponibilità economica. Semmai direi riguarda la curiosità, ed in un certo senso il tempo, che ognuno di noi decide di impiegare in cose che ama”.
Negli ultimi anni, dai grandi hotel agli appartamenti di lusso, e finanche alle abitazioni contemporanee di semi-lusso, prevale uno stile minimalistico fino all’eccesso. Come spiega questo processo?
“La necessità probabilmente nasce dal volersi rilassare e trovare un rifugio dalla realtà caotica che ci circonda, soprattutto nelle metropoli. Come per ogni cosa l’eccesso non è però mai positivo: una casa, uno spazio troppo asettico e minimale, trasmettono un senso di vuoto e solitudine”.
Posto che lei è anche luxury host, ritiene che il caro affitti sia un tema che presto porterà all’esasperazione dei cittadini che non posseggono un immobile e che sono costretti a sborsare prezzi folli per vivere in affitto? Crede che questo processo sia attribuibile anche alle case utilizzate per locazione turistica?
“In alcune zone delle città d’arte sicuramente contribuisce in parte al caro affitti, ma non è l’unico motivo. Ce ne sono diversi: inflazione, riqualificazioni, gentrificazione ecc. Queste tipologie d’affitto vengono demonizzate a scopi politici, per proteggere per esempio gli interessi degli albergatori, ma sono in realtà specchio di una società che cambia”.