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    10 anni dalla morte di Stefano Cucchi: chi è stato condannato e assolto finora, il punto sui processi

    Stefano Cucchi

    A che punto sono arrivati i processi nati dopo il caso Cucchi? Il riepilogo di TPI

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 21 Ott. 2019 alle 16:47 Aggiornato il 22 Ott. 2019 alle 07:32

    10 anni dalla morte di Stefano Cucchi: chi è stato condannato e assolto finora. Punto sui processi del caso Cucchi

    Il 22 ottobre 2019 ricorrono i dieci anni dalla morte di Stefano Cucchi, il 31enne romano trovato morto nel reparto protetto dell’ospedale Sandro Pertini di Roma, dove era ricoverato da quattro giorni. Stefano era stato arrestato per detenzione di sostanze stupefacenti nella notte tra il 15 e il 16 ottobre 2009. Ma a che punto sono arrivati i processi nati dopo il caso Cucchi?

    Giorno 14 novembre sono attese due sentenze: quella del processo bis di primo grado contro i tre carabinieri accusati di omicidio preterintenzionale (altri due carabinieri devono rispondere delle accuse di falso e calunnia) e quella d’appello nel processo ai cinque medici del Pertini per omicidio colposo. Sempre a novembre, precisamente giorno 12, inizierà il processo per depistaggio ad altri otto carabinieri.

    Ecco la storia dei tre diversi filoni d’indagine e, in conclusione, un breve riepilogo per punti su chi è stato finora condannato, assolto, o è in attesa del verdetto.

    Il processo agli agenti della penitenziaria (lesioni e abuso di autorità) e ai medici (omicidio colposo)

    PRIMO GRADO – Il primo processo per la morte di Stefano Cucchi inizia a marzo 2011. Viene chiesto il rinvio a giudizio per 13 persone: tre infermieri, sei medici, tre agenti di polizia penitenziaria e per il direttore dell’ufficio detenuti, Claudio Marchiandi.

    Quest’ultimo, che aveva chiesto il rito abbreviato, viene rinviato a giudizio e condannato a due anni per i reati di favoreggiamento, falso e abuso in atti d’ufficio. Ma viene poi assolto in via definitiva.

    I medici sono inizialmente accusati di falso ideologico, abuso d’ufficio, abbandono di persona incapace, rifiuto d’atti d’ufficio, favoreggiamento, omissione di referto. Gli agenti sono accusati di lesioni aggravate e abuso di autorità.

    La sentenza di primo grado arriva il 5 giugno 2013. Gli agenti della polizia penitenziaria e gli infermieri vengono assolti. Cinque medici vengono condannati per omicidio colposo (il reato di abbandono di incapace viene derubricato) mentre un altro medico viene condannato a 8 mesi per falso ideologico.

    APPELLO – In appello tutti gli imputati vengono assolti per insufficienza di prove, con la sentenza del 31 ottobre 2014. A marzo del 2015 i legali della famiglia Cucchi e la procura di Roma depositano il ricorso in Cassazione.

    CASSAZIONE – A dicembre 2015 la Corte di Cassazione conferma l’assoluzione di agenti, infermieri e del primo dei medici che visitò Cucchi al Pertini. Dispone invece un nuovo processo per gli altri cinque medici.

    APPELLO BIS – Il 18 luglio 2016 i cinque medici del Pertini vengono nuovamente assolti perché “il fatto non sussiste”.

    CASSAZIONE BIS –  Il 19 aprile 2017 la Cassazione annulla di nuovo l’assoluzione dei medici e dispone un nuovo processo di appello, ma l’indomani scatta la prescrizione del reato contestato, quello di omicidio colposo.

    APPELLO TER – Il nuovo processo d’appello contro i medici si apre il 23 marzo 2018. Il sostituto pg Mario Remus chiede il “non doversi procedere” per tutti gli imputati, perché il reato di omicidio colposo è ormai prescritto. La richiesta porterà a  un loro proscioglimento in sede penale, ma resta aperta la questione della responsabilità civile. La sentenza conclusiva di questo nuovo processo è attesa per il 14 novembre.

    Il processo bis contro i carabinieri

    PRIMO GRADO – Parallelamente allo svolgimento del primo processo viene aperta una nuova inchiesta, in cui si indaga sui carabinieri che ebbero in custodia il 31enne tra la sera del 15 e la mattina del 16 ottobre 2009. La famiglia Cucchi infatti ha depositato una denuncia, inoltre il detenuto Luigi Lainà rende delle dichiarazioni spontanee in cui accusa i carabinieri. Il procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone fa un appello pubblico: “Chi sa, parli”, e a parlare è il carabiniere Riccardo Casamassima, che accusa i colleghi. L’inchiesta si chiude il 17 gennaio 2017.

    La procura di Roma contesta a tre carabinieri (Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco) il reato di omicidio preterintenzionale. Falso e calunnia sono i reati ipotizzati a carico di Roberto Mandolini, all’epoca comandante della stazione Appia. Un altro carabiniere, Vincenzo Nicolardi, risponde solo per calunnia. Il 10 luglio 2017 i cinque carabinieri vengono rinviati a giudizio davanti alla Corte d’assise.

    Il processo inizia il 16 novembre 2017, ma la svolta arriva a ottobre 2018, quando il carabiniere Francesco Tedesco (imputato e testimone) denuncia di aver assistito al pestaggio di Cucchi da parte dei colleghi Di Bernardo e D’Alessandro nella stazione Appia. L’8 aprile 2019 Tedesco racconta in aula le fasi del pestaggio di Cucchi indicando quali autori materiali gli altri due colleghi co-imputati.

    Il 3 ottobre 2019 il pubblico ministero Giovanni Musarò chiude la requisitoria del processo Cucchi bis chiedendo la condanna per omicidio preterintenzionale a 18 anni di carcere nei confronti di Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, a 8 anni di carcere per falso nei confronti di Roberto Mandolini.

    Per l’imputato-testimone Francesco Tedesco, il pm chiede l’assoluzione con la formula “per non aver commesso il fatto”, ma la condanna a tre anni e mezzo di reclusione per l’accusa di falso. Musarò ha chiesto inoltre il non doversi procedere per prescrizione dall’accusa di calunnia per Vincenzo Nicolardi, Francesco Tedesco e Roberto Mandolini.

    I tre agenti della polizia penitenziaria assolti in maniera definitiva nel primo processo sulla morte di Stefano Cucchi, parti civili in questo processo, chiedono un risarcimento di un milione di euro ciascuno a causa dell’ingiustizia subita.

    La sentenza è attesa per il 14 novembre.

    Il processo per il depistaggio sul caso Cucchi

    Dopo il racconto di Tedesco, parte un’inchiesta nei confronti di otto militari dell’Arma per i falsi e i depistaggi compiuti tra il 2009 e il 2015. Il carabiniere ha infatti denunciato la scomparsa di un’annotazione di servizio da lui redatta il 22 ottobre 2009 e indirizzata ai suoi superiori, nella quale esponeva i fatti accaduti nella notte fra il 15 e il 16 ottobre precedente. Inoltre l’inchiesta riguarda le cosidette “doppie annotazioni” e l’ulteriore presunto depistaggio avvenuto nel 2015.

    Il 19 marzo 2019 anche questa inchiesta si è chiusa. Viene chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio dei carabinieri, tra cui anche alti ufficiali: Alessandro Casarsa, Francesco Cavallo, Luciano Soligo, Massimiliano Colombo Labriola, Francesco Di Sano, Lorenzo Sabatino e Tiziano Testarmata e Luca De Cianni.

    L’inizio del processo è previsto per il 12 novembre, tra le parti civili compariranno anche il Ministero della Difesa, l’Arma dei carabinieri e il militare dell’Arma Riccardo Casamassima.

    Riepilogo

    Finora non c’è stata nessuna condanna definitiva per il caso Cucchi.

    Il dirigente della polizia penitenziaria Claudio Marchiandi, accusato di aver coperto le prove del pestaggio ai danni di Stefano Cucchi, è stato assolto in via definitiva il 18 agosto 2017, con una sentenza della Corte di Cassazione. Era stato condannato in primo grado, ma poi assolto in appello (nel 2012 e di nuovo nel 2016) dai reati di falso ideologico, abuso d’ufficio e favoreggiamento personale.

    Con la sentenza del 2015 della Cassazione, inoltre, sono stati assolti in maniera definitiva i tre agenti di polizia penitenziaria imputati nel primo processo Cucchi: Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici. La stessa sentenza ha scagionato definitivamente gli infermieri Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe e la dottoressa Rosita Caponetti, imputata per falso ideologico.

    Sono in attesa di processo, nell’ambito del filone d’inchiesta sul depistaggio nel caso Cucchi, i carabinieri Alessandro Casarsa, Francesco Cavallo, Luciano Soligo, Massimiliano Colombo Labriola e Francesco Di Sano (accusati di falso ideologico), Lorenzo Sabatino e Tiziano Testarmata (omessa denuncia e favoreggiamento) e Luca De Cianni (falso ideologico e calunnia).

    Ad attendere la sentenza di primo grado, nell’ambito del processo bis, sono cinque carabinieri: Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro (omicidio preterintenzionale) Francesco Tedesco (falso), Roberto Mandolini (falso) e Vincenzo Nicolardi (calunnia, caduto in prescrizione).

    Per la morte di Stefano Cucchi sono stati inizialmente portati a processo per abbandono d’incapace, condannati in primo grado per omicidio colposo, e poi due volte assolti in appello (dopo due rinvii della Cassazione) il primario Aldo Fierro e gli aiuti Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi Preite De Marchis e Silvia Di Carlo. Il reato loro contestato, quello di omicidio colposo, è caduto in prescrizione. Il 14 novembre è attesa nei loro confronti la sentenza del processo di appello-ter.

    Anche l’accusa di calunnia per Nicolardi, Mandolini e Tedesco è prescritta.

    Caso Cucchi: la ricostruzione di tutta la storia
    Le cause della morte di Stefano Cucchi
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