Caso Siri, l’interrogatorio di Manlio Nicastri
Il caso Siri arriva a un punto chiave con l’interrogatorio di Nicastri. “Ho sentito dire che c’era questa promessa di 30 mila euro, però se fosse solo intenzione di Arata o che il senatore Siri ne fosse a conoscenza non so dire”. Queste le parole di Manlio Nicastri, figlio di Vito, il “re dell’eolico”, sentito oggi 25 luglio dal gip di Roma nel corso di un incidente probatorio.
Nicastri ha risposto in relazione all’intercettazione ambientale del 10 settembre 2018 in cui l’imprenditore Paolo Arata afferma: “Gli do 30 mila euro perché sia chiaro tra di noi, io ad Armando Siri, ve lo dico…”.
Il legale
Fabio Pinelli, l’avvocato difensore dell’ex sottosegretario alle Infrastruttre Armando Siri (indagato per corruzione a Roma), al termine dell’incidente probatorio in cui sono stati ascoltati Vito e Manlio Nicastri.”Noi siamo terzi rispetto alla vicenda, queste sono chiacchiere fatte da soggetti diversi rispetto a Siri. Durante l’incidente probatorio è emerso in modo inconfutabile non solo che non c’è stata dazione, ma neanche offerta”.
“Faccio presente, in ogni modo, che l’eventuale offerta sarebbe stata respinta da Siri. Ma sia Vito Nicastri sia suo figlio hanno detto che nessuna offerta è stata fatta. Nicastri, e lo ha spiegato oggi in aula, ha inteso le parole di Arata come un’intenzione di cui si era ripromesso lo stesso ex deputato di Forza Italia. L’offerta però sarebbe dovuta essere fatta dopo l’approvazione dell’emendamento che non è stato però approvato. Siamo fiduciosi che la magistratura prenda atto della totale estraneità di Siri”, ha concluso il penalista.
Il caso di corruzione
Il senatore Siri è accusato di aver ricevuto 30.000 euro, o una promessa di tale cifra, in cambio dell’approvazione di una norma specifica legata alla costruzione di impianti eolicista.
Il caso ha messo a dura prova i rapporti all’interno della maggioranza di governo giallo-verde.
Lega e Movimento Cinque Stelle si sono schierati su posizioni opposte. Il vicepremier pentastellato Luigi Di Maio ha chiesto immediatamente le dimissioni di Siri, mentre Matteo Salvini ha difeso il collega di partito sulla base del principio di presunzione di innocenza.
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