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    Caso Cucchi, otto carabinieri rinviati a giudizio per i depistaggi. La sorella Ilaria: “Svolta storica”

    Stefano Cucchi
    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 16 Lug. 2019 alle 16:11 Aggiornato il 21 Ott. 2019 alle 21:10

    Caso Cucchi, otto carabinieri a giudizio per i depistaggi

    Il caso Cucchi è a un momento di svolta: il Gup ha disposto il rinvio a processo per otto militari dell’Arma, tra cui alti ufficiali, imputati nell’ambito dell’inchiesta sui presunti depistaggi relativi alle cause della morte di Stefano Cucchi.

    Si apre così un quarto processo che vede alla sbarra la catena di comando dei carabinieri che – secondo le accuse – avrebbe prodotto falsi per sviare le indagini. La prima udienza è fissata per il 12 novembre.

    > La svolta del caso Cucchi | PODCAST 🎧

    Caso Cucchi | Gli imputati

    A dover affrontare il processo sarà, tra gli altri, il generale Alessandro Casarsa, attualmente in pensione, ex comandante dei Corazzieri e all’epoca dei fatti comandante del Gruppo Roma.

    Gli altri imputati sono il colonnello Lorenzo Sabatino, ex capo del nucleo operativo di Roma, accusato di omessa denuncia; Francesco Cavallo, all’epoca dei fatti tenente colonnello capoufficio del comando del Gruppo Roma; Luciano Soligo, già comandante della Compagnia Montesacro; Massimiliano Colombo Labriola, ex comandante della stazione di Tor Sapienza; Francesco Di Sano, all’epoca in servizio a Tor Sapienza; Tiziano Testarmata, già comandante della quarta sezione del Nucleo investigativo e il carabiniere Luca De Cianni.

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    Caso Cucchi carabinieri depistaggi | Il commento di Ilaria

    La sorella Ilaria Cucchi ha subito commentato la novità processuale: “Questo è un momento storico estremamente significativo. È tutto partito da questa persona, per merito di Riccardo Casamassima siamo arrivati fin qui. Dieci anni fa, mentre ci sbattevamo in processi sbagliati, non potevamo nemmeno immaginare quello che stava avvenendo alle nostre spalle e sulla nostra pelle. Oggi per quel motivo qualcuno sarà costretto a risponderne in un’aula di giustizia”.

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