“Il caso Crespi”, edito da Male Edizioni, è un libro-viaggio nel testo delle due sentenze, primo e secondo grado, che hanno condannato il regista Ambrogio Crespi prima a 12 e poi a sei anni di galera per voto di scambio e rapporti con l’andrangheta. L’autore Marco Del Freo ricostruisce il caso giudiziario con l’aiuto di tre avvocati. “Se quel che è scritto in queste carte è tutto quel che c’è contro Ambrogio, lui, come pensavo, la ‘Ndrangheta l’ha vista solo dirigendo i film contro il crimine organizzato che ha girato. E se per folle caso lui alla ‘Ndrangeta fosse davvero in qualche modo contiguo, allora dalla ‘Ndrangheta avrebbe dovuto essere licenziato per fancazzismo, perché in anni di intercettazioni e inchieste citate in sentenza solo due volte si sente la sua voce e in entrambi i casi la si sente solo negare aiuto a un conoscente, condannato per altri fatti di crimine organizzato”, scrive Del Freo.
La vicenda risale alle elezioni regionali in Lombardia del 2010, le ultime vinte da Roberto Formigoni. Il tribunale ha ritenuto Crespi – autore di numerosi documentari a sfondo sociale, tra cui “Spes contra spem – Liberi dentro” presentato alla mostra del cinema di Venezia del 2016 – colpevole di aver procurato voti a Domenico Zambetti, assessore di quella giunta, servendosi di conoscenze in ambienti criminali. Nel 2013 il regista ha scontato 200 giorni di carcere, dei quali 65 in isolamento, prima a Regina Coeli poi ad Opera, prima che il pm Alessandro Santangelo ne disponesse la scarcerazione, escludendo ogni collegamento abituale tra l’imputato e la criminalità organizzata. Sul caso dovrà pronunciarsi la Corte di Cassazione.
L’autore de “Il Caso Crespi” spiega che nell’intercettazione che ha portato alla condanna, Crespi aveva respinto la richiesta del suo conoscente a “dare una mano” per l’elezione di una candidata alla giunta regionale, salvo offrire un’intervista alla donna sulla rivista che dirigeva. Ma “secondo le leggi italiane una persona può essere accusata di voto di scambio anche solo se ha fatto una sorta di promessa di “altra utilità”. “Quando gli è stato chiesto da una persona che aveva conosciuto per altri motivi una mano per una candidata che doveva essere eletta, Crespi ha risposto ‘non posso. Non ho tempo. Non ho modo di poterti aiutare'”, ha raccontato Del Freo al “Secolo d’Italia”. La prefazione dell’opera è a cura di Alfonso Giordano, Presidente Onorario di Cassazione e protagonista del maxi processo alla Mafia.